7.10.09

Wolf Vostell

Wolf Vostell nasce a Leverkusen nel 1932 da una famiglia di origine ebrea. Nel 1954 avviene la prima rivelazione fondamentale nelle sue scelte artistiche: nel suo primo viaggio a Parigi, leggendo una notizia su Le Figaro, egli scopre il termine decoll/age, che oltre a significare decollo vuol dire anche separazione, distacco, morte. Vostell si esprime fra assemblaggi di dipinti, frammenti di giornali, foto incollate e cancellate da sovrapposizioni pittoriche, inserimenti di televisori o macchine fotografiche, emblemi della civiltà tecnologica che squarciano le opere come lacerata e frammentata e' la realtà di cui ci parlano. Comincia anche l'uso del cemento che ingloba gli oggetti, simbolo della distruzione che risucchia tutto nel grigio anonimo e amorfo della sua pesantezza. Vostell elabora già alla fine degli anni Cinquanta opere nelle quali appare il mezzo televisivo. Per Vostell il televisore diventa il ready-made per eccellenza già dalla fine degli anni Cinquanta. Nel 1958 Vostell aveva realizzato una ricostruzione "privata", la Schwarzes Zimmer la "camera nera" della memoria tedesca, creando un'analogia tra nazismo ed informazione televisiva. Nello stesso anno, in un lavoro intitolato Transmigracion, l'artista inserisce il primo televisore presente in un'opera d'arte: dietro un taglio orizzontale, una televisione trasmette un cattivo segnale dal canale UHF; da allora, schermi televisivi sintonizzati su programmi locali, iniziano ad essere collocati da Vostell nelle "ferite" di quadri e di blocchi materici per trasmettere senza sosta il flusso quotidiano delle informazioni. In un'epoca in cui quasi nessuno ipotizzava l'uso critico di uno strumento come la televisione Vostell critica e classifica come pericoloso ciò che era ritenuto comunemente simbolo del benessere e dell'avanzamento sociale. Nel 1958 Vostell dà vita ai TV dé-collage e c’è chi con questa data vede la nascita della videoarte. Nei primi anni Sessanta, insieme ad altri personaggi come Giuseppe Chiari, Vostell fa parte della costellazione Fluxus e diverrà un protagonista di spicco. Si inserisce così in un’orbita internazionale. Nel 1963 Vostell espone per la prima volta Television dè-coll/age presso la galleria Parnass di New York. Significativo è il video girato in 16mm. Sun in Your Head, della durata di 7 minuti, le immagini sono riprese da comuni programmi della televisione tedesca alterati elettronicamente con varie tecniche, ad esempio attraverso l'uso di calamite. Il primo video realizzato da Vostell allude, già nel Sessantatre, con il contrasto tra l'oggetto-televisore statico e il flusso delle sequenze di immagini in dé-coll/age, al bombardamento incessante delle informazioni attraverso i media. La tecnica della sovrapposizione di immagini estrapolate da trasmissione televisive ritorna in successivi video dell'artista ma è accantonata in TV Cubisme del 1985, prodotto dalla RTBF di Liegi per la trasmissione Vidéographie di Jean-Paul Tréfos: figure femminili truccate pesantemente si aggrovigliano, accarezzano blocchi di cemento in un gioco di sovrimpressioni; la telecamera segue le teste in movimento delle modelle sedute su sedie girevoli mentre i corpi continuano a ruotare, a torcersi in un vortice accompagnato da un ritmo sonoro di voci, soffi, gemiti e respiri cadenzati. Il soggetto del video, il confronto fra materia animata e quella inanimata, diventa il tema più in voga. A New York, nel 1963, Vostell aveva presentato alla Smolin Gallery l'opera 6 TV-dé-coll/agen, la prima "videoinstallazione" esposta negli Stati Uniti, nella quale sei televisori presentavano diverse forme di anomalie, anche con immagini estrapolate da comuni trasmissioni televisive, smontate, ricomposte e alterate da disturbi e interferenze. La distorsione elettronica trasformava le immagini in sequenze nuove e astratte secondo un processo di "destrutturazione" (o dé-coll/age) del flusso elettromagnetico. Dopo il '70 gran parte della sua produzione si concentra su quadri-oggetto, su pittura e disegno, le sue opere riprendono la seconda guerra mondiale e la guerra fredda in cui la morte, il caos, la disperazione, la speranza sono i temi predominanti. Nel 1989, in occasione della caduta del muro di Berlino, realizza il trittico 9, che viene esposto a Berlino Est, e The fall of the Berlin Wall. In queste opere egli impone una profonda riflessione, affrontando il tema del muro come metafora della paura e delle chiusure politiche ed economiche che bloccano l'Uomo nella sua aspirazione alla libertà. Instancabile testimone ed osservatore della realtà, Vostell si interessa agli altri disastri che continuano ad affliggere il mondo: la Guerra del Golfo e la guerra in Bosnia. Muore a Berlino nel 1998

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