23.6.12

Emily Vey Duke


Emily Vey Duke nasce nel 1972 ad Halifax, una municipalità regionale del Canada orientale, capitale della provincia della Nuova Scozia.

Si laurea presso il Nova Scotia College of Art and Design nel 1998, mentre nel 2003 ottiene il master in Belle Arti presso l'Università dell'Illinois a Chicago. 
Successivamente lavora per un anno come direttore artistico al Khyber Centre Of Arts ad Halifax.
Dal 1994 inizia a collaborare con Cooper Battersby curando installazioni, opere su carta e pezzi sonori. E' invece dal 1997/1998 che, sotto l'influenza di Steve Reinke, la coppia inizia a lavorare nel settore video.
Il loro lavoro è stato esposto in gallerie e festival in Nord e Sud America, Asia e in tutta Europa, tra cui il Centro di Walker (Minneapolis), The Banff Centre (Banff), The Vancouver Art Gallery (Vancouver), YYZ (Toronto), The Renaissance Society (Chicago), il New York Video Festival (NYC), Oberhausen, l'European Media Arts Festival (Osnabrück), Impakt (Utrecht) e the Images Festival (Toronto).
Al centro del lavoro video autobiografico di Emily Vey Duke e Battersby c'è l'attenzione per l'immagine di sé, una gestione di semplicità e un tentativo di interagire con lo spettatore.
I video da loro condivisi sono letti come un diario che mostra eventi vissuti per la prima volta dai due artisti.
Tra i numerosi riconoscimenti ricordiamo i premi dell'Ann Arbor Film Festival e dell'Onion City Film Festival per il video  "I Am a Conjuror" (2004).Il  nastro "Being Fucked Up"(2000) è stato premiato da vari film festival in Svizzera, Germania e Stati Uniti. Mentre "Bad Ideas For Paradise"(2002), premiato dalla NYExpo (New York) e dall'Onion City Film Festival (Chicago),è stato acquistato per essere trasmesso dalla Canadian Broadcasting Corporation e per le biblioteche di Harvard e Princeton.

Attualmente vive a Chicago e, insieme a Battersby, insegna alla Syracuse University di New York.

François Bucher




François Bucher è nato a Cali in Colombia nel 1972. La formazione di François Bucher è iniziata con una laurea in Lettere presso l'Università di Los Andes a Bogotà, nel 1997. Poco dopo, ha conseguito un Master presso la Scuola di The Art Institute of Chicago, dove ha vinto una borsa di studio nel 1999. Nel 1997 ha vinto il primo premio del ministero colombiano per il Dipartimento Cultura Film. Nel 1999 Bucher ha conseguito il Master in cinema presso la School of The Art Institute di Chicago, gli viene assegnata una borsa di studio dalla WAS.Tra il 1999 e il 2000, Bucher è stato presente nella programmazione del Whitney Museum Independent Study di New York. Nel 2000, la Fondazione Jerome premia Bucher nella rivista The New York City Media Arts Grant. Nel 2001, Bucher è diventato residente a New York, dove ha esposto registratori in collaborazione con Katya Sander. Sempre nel 2001, ha ricevuto un premio da Bucher Alliance Française a Bogotà. L'anno seguente ha esposto White Balance il "Bilanciamento del bianco", questa opera verrà premiata e esposta in numerosi festival internazionali.

21.6.12

Barbara Buckner


Nelle sue opere video degli anni '70 e '80, Barbara Buckner impiega tecnologie video e computer per creare opere "pittoriche" di forte risonanza visiva e simbolica. Le sue esplorazioni formali delle proprietà di trasformazione di elettronica di elaborazione delle immagini risultato della tecnologia in opere metaforiche di grande raffinatezza pittorica.

Nel suo "non-narrativo", le sue rappresentazioni spesso silenziose, fanno delle sue composizioni un focolare di immagini dense e sfuggenti a metà tra astrazione e figurazione, con conseguenti manifestazioni sorprendentemente misteriose di una sensibilità ultraterrena.
Buckner è nata nel 1950. Ha ricevuto un B.F.A. dalla New York University. Destinataria di diversi National Endowment for the Arts, borse di studio a New York del Consiglio di Stato in merito alla concessione Arts, e un WNET / Thirteen di sovvenzione. E' stata artist-in-residence presso la City University di New York, del Centro Televisivo Sperimentale, Owego, New York, e la School of the Art Institute di Chicago, tra le altre istituzioni, e ha insegnato alla School of Visual Arts di New York, e New York University. Buckner vive a New York.
L'artista esemplifica l'uso di tecniche di elaborazione dell'immagine per creare espressioni dinamiche visive che manifestano stati di coscienza e la sua grande capacità è quella di trasformare trasformare l'elettronica in organico. In Hearts, un cuore vibrante, così come altre forme pulsano con un colore intenso e il ritmo in un allucinante, paesaggio mutevole. Trasformazioni inquietanti di forme umane e animali, resi quasi astratti attraverso l'immagine-keying, risuonano con forza visiva in Heads.
In altri lavori Barbara Buckner esplora tecniche di elaborazione dell'immagine per rappresentare i livelli immateriali di energia mentale e spirituale. Nelle foto Golden, lei anima oggetti di uso quotidiano per un effetto sorprendente, che stanno diventando visualizzazioni fantastiche delle energie di "oggetti inanimati". Utilizzando la piazza come punto di partenza, Buckner trasforma la geometria in texture e pattern, dalla Grecia a Giove: E' una questione di energia, una articolazione formale di un processo di trascendente.
In Picture of the lost, si coagulano due movimenti in un viaggio psichico ed inquietante, le immagini enigmatiche evocano stati di coscienza elevati, gesti simbolici e rituali, trasformazioni spirituali. Buckner evoca il sogno, visioni ritmiche rese in tinte sature, crea una tensione percettiva tra astrazione e riconoscimento. Immagini come apparizioni silenziose.

Torsten Zenas Burns

Torsten Zenas Burns è un professore di Media Arts di Holyoke, Massachusets. Ha conseguito la sua prima laurea (Bachelor of Fine Arts o BFA) nel 1990 al New York State College of Arts & Design e si è poi specializzato (Master of Fine Arts o MFA) nel 1996 al San Franciso Arts Institute in New Genres: Video and Performance Art.
Nella sua carriera si è occupato della creazione e cura di video, foto e installazioni dove si è dedicato alla sperimentazione di diversi contenuti immaginari come programmi spaziali inventati e svariati tentativi di rielaborazione dell’horror con l’ausilio di zombie e relazioni con l’aldilà, medicina post-umana e, soprattutto, improvvisazione splatter-umoristica (splatstick) da cui i suoi 3 HHORRRAUTICA, che sono certamente tra le sue videoproduzioni più affermate.
Oltre ai lavori in proprio ha collaborato spesso con altri artisti; tra gli altri ricordiamo le produzioni con Darrin Martin, VIROCODE, Christian K. Burns/The Foundry e, sotto il nome di HALFLIFERS, con Antony Discenza.
Negli ultimi dodici anni Burns ha partecipato a diversi programmi di tirocinio, compresi quelli all’Headlands Center for the Arts in California, all’L.M.C.C. Worldviews Studio Program e Eyebeam in New York City.
Burns ha prodotto videolavori per le mostre Video Viewpoints e Premieres del NYC Museum of Modern Art, per il Whitney Museum of American Art di New York, per il Pacific Film Archive in California, l’Aurora Picture Show in Texas, Migrating forms a New York, per il Chicago Underground Film Festival e anche per diversi festival al di fuori del territorio americano come l’European Media Arts Festival e l’Oberhause Short Film Festival in Germania, o l’Impakt Festival in Olanda, o anche l’australiano Melbourne International Film Festival e il 4th Busan International Video Festival in Sud Korea.
Una selezione dei suoi video è distribuita, nel mondo, da Vtape (Canada), The Video Data Bank (USA) e Lux Center (Inghilterra).
È conosciuto sul web anche come HolyokeResearch o HolyokeResearcher: Qui il suo profilo Vimeo e questo il suo blog ufficiale.

Peter Brinson

Peter Brinson è uno sviluppatore di videogiochi, regista e assistente presso "Practice of Cinematic Arts" che vive a Los Angeles.
Il suo lavoro considera le possibilità narrative trovate in animali protagonisti, documentari gioco e proprietà collettive.
I suoi film e videogiochi sono stati esibiti in numerose sedi tra cui: Museum of Modern Art, Independent Games Festival, Ars Electronica, Slamdance, Indiecade, Yerba Buena Center for the Arts, Games for Change, The Kitchen, e SIGGRAPH.
I suoi lavori sono stati distribuiti dalla "Video Data Bank " e "Stream".
Peter Brinson ha frequentato l' Università del North Carolina ed il "California Institute of the Arts".

Salvatore Manzi

Salvatore Manzi nasce nel 1975 a Napoli.
Con tesi in storia dell’arte “Assenza dell’autore nell’opera d’arte contemporanea” con la prof.ssa Adachiara Zevi consegue a pieni meriti il percorso accademico presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, specializzandosi in Pittura.
Interessato fin dagli esordi all’iniquità del sistema e del mercato dell’arte dal 1999 al 2002 intraprende un difficile percorso di azzeramento creativo. Prende parte e favorisce diversi collettivi, atti a sviluppare processi di spersonalizzazione artistica, singolare risulta la ricerca che l’artista affronta nel progetto “Zak Manzi” che mette in discussione il ruolo della firma e della produzione nel prodotto artistico.
In seguito si volge ad una ricerca più ampia e nei suoi lavori, compaiono numerosi riferimenti al disagio sociale, alla psichiatria, alla politica, alla libertà d’informazione.Noto in tempi remoti con lo pseudonimo "Zak'', dal 2005 si riappropria del suo vero nome, che allora lo percepiva troppo meridionale, per poi diventare espressione di un’appartenenza da rivendicare, poiché l'artista afferma in una sua citazione -''il mio lavoro non può prescindere dal contesto in cui vivo, anzi ne è espressione”.
Nel 2006 si converte alla fede evangelica e la sua ricerca si infittisce di contenuti spirituali, la pittura in particolare diviene indagine iconoclasta andando a recuperare primitive modalità di scrittura. Dal 2007 è docente di Videoinstallazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e direttore artistico della Phoebus Edizioni.
Vive e lavora a Napoli.

Sterling Ruby


Sterling Ruby è un artista contemporaneo, nato in Germania, che vive e lavora a Los Angeles, California.ha conseguito il Baccellierato (laurea triennale anglosassone) all' "Art Institute" di Chicago, e si è laureato nell' "Art Center College of Design" di Pasadena. Quella di Ruby è un'arte che coniuga la memoria del passato ai fenomeni urbani e popolari contemporanei; è un'arte della sovrapproduzione dell accumulo, del delirio dei sensi, della paranoia, dell'ansia e della necessità di controllo tipica della cultura occidentale contemporanea. Sterling, nelle sue tecniche e nei suoi mezzi, spazia dalla scultura al collage, dall' installazione alla pittura, dalla ceramica al video; che coniuga con un altrettanto ampio e complesso riferimento a temi interni ed esterni alla storia dell' arte, come il conflitto tra pulsioni individuali e i meccanismi di controllo sociale, l'arte come dominio dell'irrazionalità, il desiderio ed il piacere.Dall' 1 ottobre 2008, all' 8 febbraio 2009, la "Galleria D' Arte Moderna e Contemporanea" di Bergamo presenta il Grid Ripper, la prima mostra che un museo europeo dedica a Sterling Ruby. Grid Ripper fa parte di una serie di mostre che affronta il tema dell'astrazione in rapporto con la percezione corporea e con la dimensione metafisica dell'esistenza.

Lynda Benglis

Lynda Benglis ha prodotto un corpus di opere-chiave negli anni delle rivendicazioni femministe fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Immediato e viscerale, l’approccio ai lavori di Benglis confronta lo spettatore con temi quali la rappresentazione delle donne, il ruolo del pubblico, l’esplorazione della sessualità femminile, nonché con un discorso sulla produzione delle immagini in movimento alla luce delle nuove e radicali pratiche di produzione audiovisiva emergenti a quel tempo. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Benglis sviluppa e sperimenta una pionieristica ricerca su forme a metà fra pittura e scultura che implicano masse plastiche formatesi dalla solidificazione di schiume in poliuretano dai colori accesi. Tali forme venivano realizzate e depositate direttamente sui pavimenti, in modo da risultare come se stessero ancora colando o espandendosi. Questi lavori, se da un lato si riallacciavano all'interesse del tempo per un lavoro processuale, contraddistinto dall’uso di materiali industriali all'epoca sconosciuti nel contesto artistico, allo stesso tempo già indicavano il forte orientamento dell’artista, interessata a sovvertire il prevalente, severo razionalismo del Minimalismo (fortemente dominato da figure e procedure maschili) dedicandosi a realizzare forme plastiche dal forte impatto metaforico legato a forme dell’anatomia e della natura femminile.
Durante tutti gli anni Settanta, Benglis esplora e allarga la sua ricerca sull’identità e la sessualità femminile, rendendole un tema esplicitamente dominante nelle sue opere audiovisive. Dall’interesse per le forme umane nei suoi lavori scultorei, la ricerca trova nuove direzioni in una serie di video analitici e auto-riflessivi. Attraverso un uso diretto e di forte impatto fisico, Benglis testa e sperimenta le proprietà e i limiti del mezzo video, interessandosi ai processi e alle modalità tecniche fondamentali, quali, ad esempio, il riprendere più volte materiali già girati sul monitor, manipolandone le immagini sullo schermo, o lavorando sulle sovrapposizioni-disgiunzioni fra traccia audio e video. Adoperando la propria presenza fisica e spesso creando multipli della propria immagine, Benglis ha messo in questione la relazione del proprio Io con il corpo, lavorando specificamente sulle interrelazioni fra realtà interiore e realtà esterna, attenta alle implicazioni culturali e antropologiche di una lettura che si interessi ai rapporti fra le idee concernenti la natura e la cultura al femminile.

Emanuela Ascari

Emanuela Ascari (1977). Laureata al Dams, Arti Visive, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, successivamente consegue il Master Internazionale Paesaggi Straordinari del Politecnico di Milano e Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, svolgendo stage presso Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Biella, dove realizza perunfilo, indagine sul rapporto tra industria e paesaggio.
Nella sua ricerca artistica si dedica all’osservazione del paesaggio contemporaneo, con particolare attenzione verso l'architettura, gli spazi del transito e le modificazioni del territorio. Esploratrice di aree residuali ai margini della città organizzata, immerge il proprio corpo tra gli scarti del progetto e del consumo alla ricerca di tracce e racconti possibili, estendendo la propria pratica dalla fotografia a interventi paesaggistici e performativi, verso azioni di Arte Pubblica.

20.6.12

Charles Atlas

Nato nel 1958 a St.Louis Missouri. Video artista, tecnico delle luci, scenografo, costumista e non da meno, uno dei principali fautori della "videodanza". Ha lavorato come regista con la Merce Cunningham Dance Company per dieci anni. Molte delle sue opere sono realizzate in collaborazione con coreografi, danzatori, musicisti e artisti. Atlas è riuscito a dare alle sue opere una forma nuova e originale, riuscendo a renderle un mezzo di narrazione provocatorio e ironico allo stesso tempo. Infatti, i suoi lavori sono spesso un cocktail di vivacità e innovazione spesso commissionate dalla televisione europea. Ha collaborato con artisti internazionali, quali Michael Clark, Leigh Bowery, John Kelly, Marina Abramovic, Karole Armitage e Bill Irwin. Per Atlas, la teatralità della danza performativa è un ibrido di artifizio, finzione e realtà.
Dopo aver lavorato inizialmente nel cinema, Atlas pioniere della videodanza, ha collaborato ad opere videoinstallative estemporanee create appositamente per lo spazio bidimensionale. Una di queste realizzazioni ha avuto luogo nello Studio Blu Five Segments (1975-76), evolutasi da una collaborazione esclusiva di Merce Cunningham, lider della Merce Cunningham Dance Company. Le sue opere sono spesso stilizzate in modo stravagante; i suoi "documentary-fiction" manifestano il suo coinvolgimento per ciò che lui definisce "narrativa, psicologia, danza e viaggi fantasiosi"; attraverso una sensibilità performativa postmoderna ed uno slancio di spensieratezza ironica, Atlas trasforma così i suoi lavori in una specie di rappresentazioni realistiche della cultura contemporanea.
Nel 1994 attraverso una rappresentazione multimediale treatrale collabora nell''opera intitolata Delusional di Marina Abramovic; nel 1997 produce un'installazione mixed-media, The Hanged One, esposta presso il Whitney Museum of American Art. Ha anche diretto diversi lungometraggi, tra cui The Legend of Leigh Bowery (2001) e con Merce Cunningham A Lifetime of Dance (2000) che ha vinto il premio come miglior documentario di Screen Dance 2000 a Monaco.
Tra le altre realizzazioni di Atlas, che omaggiano l'artista performativo Leigh Bowery (Icona della moda), ritroviamo la videoinstallazione Teach (1998) e il breve video Peanut Visite Ms. New York (1999).
Dal 2003 Atlas è interessato a esplorare i diversi contesti che sfruttano le potenzialità dell'utilizzo di video in diretta. Instant Fame (2003), mostrato a New York e poi rimontato a Londra (2006) presso la Galleria Vilma Gold, consiste infatti in una serie di ritratti/video in tempo reale, eseguiti dal vivo nello spazio della galleria in collaborazione con Antony e Johnsons che hanno debuttato nel St. Ann's Warehouse di Brooklyn nel 2004, e poi in tour in Europa nel 2006. Più recentemente Atlas ha collaborato anche con Mika Tajima / New Humans nell'opera Today is Not a Dress Rehearsal (2009), tre giorni di continua installazione performativa presentata al San Francisco Museum of Modern Art.
Atlas ha ricevuto tre premi "Bessie Awards" (New York Dance and Performance) ed è stato destinatario nel 2006 della Fondazione per l'Arte Contemporanea della Biennale Award John Cage.

Opere recenti :

In this moment 2010_ In collaborazione con il coreografo John Scott creano uno spettacolo di danza emozionante ricco di straordinaria immaginazione visiva.Un abbagliante incontro tra sogno della danza ad alta energia, colori vivaci, umorismo eccentrico, un paesaggio sonoro musicale in cinque lingue e giantprojections filmate dal vivo con un cast di sette danzatori eccezionali.Velocità e passione, movimento e luce, In this moment unisce danza, cinema e tecnologia per un risultato sbalorditivo.


Il 17 febbraio 2012 ha esposto nella mostra intitolata "The Illusion of Democracy" due videoinstallazioni mai viste prima a New York: Painting by Numbers, (2008) e Plato's Alley (2009).

Alix Umen


Alix Umen è un gallerista e filmmaker sperimentale. Cresciuto nel Midwest, ha scoperto presto le differenze tra ragazzi e ragazze. Con una avversione per il convenzionale, spesso tagliava i capelli alle sue Barbie e faceva indossare abiti al suo G.I.Joe. Ha frequentato il Minnesota College of Art and Design e l'University of Minnesota.

Nel 1994 ha fatto il suo debutto alla regia con Mad About the Boy.
Nel 2004 ha curato una mostra dedicata a Claude Cahun e Marcel Moore.

19.6.12

Peer Bode


Peer Bode è un professore di Video Arte e Co-Director/Founder dell’Institute for Electronic Arts (IEA). Si è avvicinato al mondo dell'elettronica grazie a suo padre Harald Bode (uno sviluppatore del primo sintetizzatore modulare audio) col quale ha lavorato nel mondo del cinema fino agli anni ’70. Ha ricevuto un dottorato in Lettere ed una laurea in Cinema presso la State University of New York a Binghamton ed un M.A.H. in Video dal Center for Media Studies presso la State University di New York a Buffalo. Gestisce corsi di Electronic Arts che danno agli studenti l'opportunità di sperimentare sistemi elettronici contemporanei che estendono i domini del video tradizionale a nuovi media elettronici, inclusi: video digitale, electronic cinema, audio digitale, immagine multimediale on-line e trasmissione del suono.

All'Experimental Television Center di Owego, New York, ha lavorato come coordinatore collaborando con artisti ed ingegneri nella costruzione di prototipi di strumenti di imaging, continuando così il suo impegno per la “tool expansion” (espansione dello strumento) e per il “personal studio making " (compimento di uno studio personale). Riconoscendo i limiti imposti dai designer di tecnologie industriali e di consumo, Bode ha cercato di esternalizzare "il codice nascosto e le strutture di controllo" del segnale video. Le sue produzioni indagano la semiotica e la fenomenologia del mezzo, in particolare attraverso la sintesi di segnali audio e video.
I suoi elaborati sono stati esposti al “Monitor 94, International Video and Audio Festival”, Göteborg Art Museum, Valand Art Academy (Svezia), "The II Biennial International Film Festival" a Medalin (Colombia), "The 1987 Biennial Exhibition" presso il Whitney Museum a New York, "Project: Video XXVIII" al Museum of Modern Art di New York. Il suo lavoro è riportato su "Iteration: the New Image", un libro/catalogo pubblicato dal Center for Photography di New York, ed in parte sul catalogo dell'European Media Art Festival 1993 a Osnabruck, in Germania. Un'intervista tra lui e Cheryl Jackson, "Early Digital", è stata pubblicata nel catalogo dell'European Media Art Festival 1994.

Carlos Nader


Aziz Carlos Nader nasce nel 1964 a San Paolo del Brasile, città in cui vive e lavora. Editor, documentarista e operatore video. Ha prodotto diversi documentari per le reti televisive europee (Judeus Caboclos da Amazônia, Expresso Transiberiano, ecc.). O Beijoquerio: Portrait of a Serial Kisser è stato uno dei video più premiati nei festival internazionali del Brasile degli anni '90.

Nel 1994, approfittando della presenza di Bill Viola a Rio de Janeiro, realizza, insieme con Marcello Dantas, Território do Invisível, documentario poetico sul lavoro del celebre artista americano.
Nel 1994, ha presentato la video installazione Tempo Vento Morte, in occasione del 10º Videobrasil.
Nader sorprese con un'opera di impatto, O Beijoqueiro (1992). Si tratta di un semidocumentario su uno dei personaggi più esotici della vita brasiliana, Jose Alves de Moura, che è stato soprannominato "il baciatore" a causa della sua ossessione (ampiamente documentata dalla stampa) di baciare politici e personalità del mondo dello spettacolo, come un modo per fare notizia a qualunque costo. Diciamo "semi-documentario" in quanto il video, come in F come Falso (Verità e bugie) di Orson Welles, usa tanto immagini 'reali', prese da telegiornali e archivi televisivi, così come le scene "create" con la complicità del proprio protagonista, che ad un certo punto comincia ad agire come un attore in un racconto di finzione.
In Trovoada (1995), l'autore associa testimonianze di persone tanto diverse, come Waly Salomão, Antônio Cícero e Bill Viola con le immagini di fenomeni naturali, paesaggi interni e musica country. Ha una struttura concentrica di più conosciuto documentario videografico, ma lascia il discorso come alla deriva, con una struttura aperta e costantemente caratterizzato da digressioni.
Ne O Fim da Viagem (1996), con il suo ultranaturalismo apparente e una struttura vagamente da documentario, esplora con grande finezza la contaminazione tra realtà e finzione e l'assurdità che si cela dietro la banalità della vita. Il video ha un taglio quasi giornalistico su un giorno nella vita di un camionista, ma trasuda un disagio, un'ansia, uno sconforto la cui origine non può essere esattamente localizzata, ma è senza dubbio legata a qualche meccanismo interno di corrosione quasi impercettibile.
CineSegredo - Bestiário Masculino-Feminino? (1998): appening orgiastica, caratterizzata da uno spazio di riferimenti culturali e resti frantumati di feste popolari e TV. Gli spettatori indossavano maschere, mulatte con indosso costumi di carnevale, e Solomon recitava poesie al suono di una traccia originale prodotta ed eseguita dal vivo.

Opere:
O Beijoqueiro: Portrait of a Serial Kisser (1992) 29min
Território do Invisível (1994) 15min
Trovoada (1995) 17min
O Fim da Viagem (1996) 32min
CineSegredo - Bestiário Masculino-Feminino? (1998) 3min
São Gabriel da Cachoeira - San Felipe? (1999) 7min

David Avalos


David Avalos è nato a San Diego in California il 12 Settembre, 1947 e cresciuto a National City tra Tijuana e Disneyland. Iniziò la sua carriera da artista al Centro Cultural de la Raza a San Diego, dove imparò a lavorare collaborativamento e spaziando tra le materie. Avalos ricevette il suo primo Visual Artist Fellowship Grant dalla National Endowment per le Arti per un numero di sculture d'assemblaggio. Nel 1988 iniziò il programma graduatorio in Visual Arts nel UCSD. Fu coinvolto in un numero di arti pubbliche e collaborative, progetti che ricevettero attenzione a livello nazionale. Fu co-fondatore del Art Workshop/Taller de Arte Fronterizo (BAW/TAF), un gruppo binazionale interdisciplinario devoto all'arte socialmente e politicamente impegnata. Il MFA che ricevette all'UCSD portò ad un lavoro al California State University San Marcos, dove continuò a studiare l'arte procedendo con i suoi studenti e colleghi. David Avalos ha ricevuto collaborazioni individuali di artisti per il suo lavoro di studio. Attualmente è Professore nel settore Visual and Performing Arts Department e al CSU San Marcos dove ha insegnato dal 1991. Vive a National City.

18.6.12

Tom E. Brown


Tom E. Brown, regista autodidatta, scoprì la sua passione all'età di dieci anni quando prese da suo padre una cinepresa 8mm, un mantello da supereroe ed una manciata di bombe fumogene. Don’t  Run Johnny, Rubber Gloves e Das Clown, questi cortometraggi, sono stati premiati e proiettati in oltre 200 festival cinematografici in tutto il mondo. I suoi film sono stati esposti presso l' American Museum of Natural History, il Walker Art Center ed al New York's Guggenheim. Il suo lavoro è stato trasmesso a livello nazionale e internazionale, in onda su PBS, Bravo, e the Independent Film Channel. Brown inoltre è stato selezionato per partecipare al Sundance Institute's Screenwriters Lab nel gennaio 2000 al workshop con il suo film Pushing Dead. Fu anche selezionato al Rockefeller Foundation Fellowship 1999 per lo stesso film. 

Stephen Beck

Stephen Beck nasce nel 1950, studia musica e ingegneria elettronica all’Università dell’Illinois, in seguito all'Università Berkley in California. Dopo gli studi si ferma in California, dove, dal 1970 al 1973, trova ispirazione per la sua arte al Centro Nazionale per Esperimenti Televisivi (NCET) a San Francisco. In seguito a questa esperienza, Beck, diresse le sue energie verso la nascita del suo disegno elettronico e la relativa società consulente che lui chiamò Beck ­Tech. Beck lavorò a molti progetti per il NCET sia da solo che con gli altri registi e ingegneri, fu così che crebbe sia come artista che come ingegnere. Egli stesso affermò "realizzai i miei sintetizzatori video nell’era pre-digitale fin dal 1968". Beck aveva iniziato ad avere visioni delle sue creazioni di video già da prima, quando ancora era bambino chiudendo semplicemente gli occhi, ed osservando poi quello che la sua mente creava. Così si portò dietro queste visioni anche da adulto, anche se in questo caso erano delle allucinazioni prodotte dalle medicine sperimentali che erano molto comuni durante la fine degli anni ’60. La cosa più affascinante di queste immagini, era proprio che, diversamente da noi, lui era capace di lavorare con un sintetizzatore con il quale riusciva a riprodurre le immagini che erano nella sua testa, ritraendo poi queste immagini su un televisore. Beck costruì questi sintetizzatori video per il suo VSI #0 (Video Sintesi Strumento numero zero) e nel 1970 -72 per il suo "Beck Video Sintetizzatore Diretto" che non solo era più grande di taglia rispetto il VSI #0, ma era sicuramente il primo del suo genere nella storia del Video. Quando qualcuno alla Mitsubishi vide i lavori di Stephen Beck (Video Weavings), lo contattarono per proiettare le immagini sul loro grande schermo al plasma. Questa fu la prima installazione di un mega-schermo video al plasma negli Stati Uniti, perciò Stephen Beck fu molto interessato alla possibilità di proiettare alcune delle sue immagini Video durante una delle più importanti partite di Baseball del campionato USA. Esempi del suo lavoro sono apparsi in collezioni tra cui il San Francisco Museum of Modern Art, il Museum of Modern Art, New York e il Whitney Museum of American Art . I suoi scritti sono apparsi su riviste come Wired e il New York Times ed è stato artista in residenza presso KQED - NCET per il Centro Nazionale per esperimenti in televisione. Oggi Beck vive nella sua vecchia terra di provenienza ed è il presidente delle "Creazioni del Video dell'Elettrone".

José Buil

Nato a Celaya, Mexico, il 19 marzo 1953. Scrittore e regista, ha studiato giornalismo presso l'UNAM e successivamente ha aderito al Centro de Capacitaciòn Cinematogràfica (CCC). Ha scritto dal 1975 cronache letterarie in diverse riviste ed era un membro della redazione della rivista Inkwell. Ha lavorato presso La publicacìon colectiva Doce modos (1975) e Ahì viene la plaga (1984) che ha tenuto insieme a José Agustín e Gerardo Pardo. E' stato critico televisivo per il settimanale Punto. Nel 1993 ha ottenuto una borsa di studio nel campo del cinema, dal Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti (NCCA).
Nel 1981, realizza il suo primo cortometraggio Adiòs, adiòs ìdolo mio. Nel 1989 ha girato il suo primo lungometraggio La leyenda de una mascara che è considerato una parafrasi del film. Il quale ha avuto un discreto successo commerciale dal pubblico amante del cinema wrestling.
La lìnea paterna, film con immagini originali girate da Paul Buil, nonno dello scrittore, racconta la storia della famiglia Buil, in cui ha partecipato anche Marissa Sistach. Hanno utilizzato del materiale trovato in un baule girato tra il 1925 e il 1949 con un formato di 9,5 mm.”
Sulla professione di scrittore dice: "non riesco a scrivere per lo stesso film di ogni altra cosa. Quello che succede è che nel film le parole hanno un destino molto diverso, diventa un linguaggio universale che tutti possono decifrare. Scrivere una sceneggiatura significa immaginare il film, questo è l'obbligo dello scrittore, è descrive scrupolosamente scena dopo scena, dire come stanno accadendo le cose sullo schermo."
In un articolo scritto sul lavoro di Hugo Argüelles parlando della pubblicazione della sua sceneggiatura La lìnea paterna, Buil riconosce il valore che deve essere somministrato a sceneggiature cinematografiche, "Finalmente dovremmo notare gli sforzi della casa editrice che osa modificare una sceneggiatura per un film, in un ambiente contro il quale disprezza e considera il copione come non letteratura. Cioè, come qualcosa di scritto solo per fare il film, come se la lingua che tesse fosse morta."
Nel 1998, insieme a Marisa Sistach, ha scritto la sceneggiatura del film El cometa diretto da Marissa Comet, con il sostegno IMCINE. E' stata una co-produzione Messico, Francia e Spagna.
Il lavoro di Buil è stato riconosciuto tanto da incoraggiare la fiducia del Cinema messicano (Fecimex), che ha selezionato la sceneggiatura. Buil ha vinto nel 1991 nella categoria Miglior opera con il film La leyenda de una mascara, nel 1996, ha ottenuto il premio Ariel nelle categorie di Miglior Film Documentario, Miglior Sceneggiatura, Miglior trama originale, nel film La lìnea maschile. Quest'ultimo ha vinto anche una Menzione speciale della giuria al XIII Festival de Cine de Bogotà "con l'uso di materiali d'archivio e l'abilità dei registi per catturare il rapporto tra la vita di un popolo, il destino di una famiglia e storia del cinema. “
Ha anche ricevuto il premio per il miglior montaggio al Festival del Cinema latino-americano di Gramado, due menzioni d'onore, uno delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), e il premio per il miglior documentario al Festival Cinemafest IX, tenutosi a Puerto Rico nel 1997.

Dick Blau


Blau è co-fondatore del Dipartimento di Cinema presso l'Università del Wisconsin-Milwaukee, che ha presieduto per venti anni. Rinomato per il suo orientamento sperimentale e interdisciplinare, nel 2011 il Film UWM Dipartiment è stato nominato uno dei migliori venticinque film scolastici di tutto il mondo dalla Hollywood Reporter . Blau è mentore di numerosi premiati studenti. Tra loro regista Chris Smith , il cui “American Movie” ha vinto il Gran Premio del Documentario al Sundance Film Festival del 1999 e successivamente è stato indicato come uno dei 1000 migliori film mai realizzati dal New York Times. 
Le sue fotografie e film sono stati esposti a livello internazionale e sono inclusi in un certo numero di collezioni museali. Alcuni dei film Blau sono ” Up the Block One Sunday ” (1982), “tintinnabula” (1986), e “Jidyll” (1990), che sono tutti attualmente distribuiti da Canyon Cinema. Blau partecipa a diverse produzioni film di registi cinematografici importanti. Ha raccontato “ Used Innocence” di James Benning (1989), recitò Amleto in “Hamlet Act” di Robert Nelson (1982), ed è apparso in “Pesce Story” di Stuart Sherman. 
I suoi interessi includono la ritrattistica, le dinamiche familiari, musica e danza, gesto, rituale, e la celebrazione. 
Anche se Blau è meglio conosciuto per il suo lavoro come un etnografo visiva, i suoi ritratti fotografici di vita domestica sono apparsi nel tabloid dell'arte “Teoria / Flesh”; un “2009 Intervalles” pubblicato in Interdisciplinary Transcriptions; e la raccolta The M Word: Real Mothers in Contemporary Art (Demeter Press, 2011).Insieme a Robert Mapplethorpe , Sally Mann , e Nancy Honey , Dick Blau è stato notato come uno dei più grandi fotografi moderni dei bambini, perché il suo ritratto va oltre " dicotomia ingannevole tra innocenza e corruzione "(Libby Brooks, “The Guardian”). (vedi anche: Pictures of Innocence di Anne Higonnet, Thames and Hudson, 1998). 
“Bright Balkan Morning: Romani Lives and the Power of Music in Greek Macedonia”, fotografato da Dick Blau, scritto da Charles e Angeliki Keil, Soundscape di Steven Feld. ( Wesleyan University Press , 2002). Le fotografie di Blau in bianco e nero dei residenti rom del villaggio di Iraklia crea un ritratto etnografico di una comunità balcanica. 
“Polka Happiness”, uno studio completo sulla musica e la cultura polacco-americana (scritto con gli antropologi Charles e Angeliki Keil) è stato pubblicato dalla Temple University Press nel l992. Questo libro esplora la musica da ballo di generazioni di polacchi-americani, e sottolinea il senso comune di appartenenza incarnata in una "civiltà polka". 
“Living With His Camera”, testo di Jane Gallop e Fotografie di Dick Blau (Duke University Press , 2003). Peculiare le fotografie della propria famiglia Blau accanto saggi teorici e riflessioni personali di Jane Gallop , che richiama famose impostazioni della fotografia, come quelle di Roland Barthes in “ La Camera Lucida” e di Susan Sontag in “On Photography”.E’ un ritratto di una coppia la cui attività professionale è parte integrante della loro vita privata e la cui vita privata è visto attraverso i loro sguardi professionali. Mentre la maggior parte di noi mettere da parte pensiero rigoroso, quando ci rivolgiamo al regno sentimentale della vita privata, Gallop e Blau si osservano a vicenda non solo con grande affetto ma anche con il fuoco vivo di un forte sguardo critico. 
“Skyros Carnival” di Dick Blau, Agapi Amanatidis, Panayotis Panopoulos, e Steven Feld. VoxLox Book, 2010. Un esperimento di arte e antropologia che documenta due viaggi nell’antico e carnevale di Dioniso in Grecia , la Danza della Capra di dell’isola di Skyros. Questo multi-sensoriale libro è composto di immagini, testi, suoni e video. 
Il suo progetto più recente “Thicker Than Water: My Family in Photographs” (1968-2012) (ancora inedito), raccoglie decenni di fotografia personale della famiglia. Coprendo gran varietà di esperienze familiari come fotrafie fatte iln luoghi come (tra gli altri) la cucina, il bagno, e il cortile, Blau guarda sia la gestione ordinaria e gli aspetti straordinari della vita familiare. In questo libro Blau fornisce una prospettiva sul materiale narrato da Galoppo in “Living With His Camera”. Blau esplora due relazioni importanti attraverso una serie di ritratti singoli e una serie di scene domestiche. In queste fotografie, guarda sia la gestione ordinaria sia gli aspetti straordinari della vita familiare. L'amore, l'ambivalenza, e piacere, quotidianità, conflitti, il dramma, la nascita e la crescita dei bambini, la morte di un matrimonio: tutto questo si svolge nelle sue fotografie mentre si negozia il terreno complicato del sentimento nella vita familiare. Egli scrive: "Queste immagini sono trascrizioni spontanee della mia esperienza, una etnografia della vita familiare, una fenomenologia di emozioni interiori ... Selezionando un momento, quindi fermandolo e inquadrandolo, cerco di mantenere le sensazioni dell'evento stesso. Allo stesso tempo, io uso la natura astratta del processo fotografico per definire uno spazio di riflessione. Queste fotografie sono la mia parte di un discorso noto alle persone che vivono con me e a cui voglio bene”.

16.6.12

Roberto Berliner


Roberto Berliner è un regista che si occupa di documentari, pubblicità e video musicali per band popolari in Brasile. Nel 1978 inizia a lavorare nel cinema e nella video arte, successivamente diviene direttore di Anteve, una società di produzione che documenta eventi musicali all'interno dello spazio performativo "Circo Voador" a Rio.
Berliner è ben noto per il suo documentario Angola, ed è un socio fondatore della associazione non-profit TV Zero. You Are What You Are Born For fa parte di una serie di lavori dedicati al documentare musicisti di strada.

15.6.12

Elizabeth Barret

Elizabeth Barret è nativa del Kentucky, è una produttrice di documentari i cui film e video si focalizzano sulla storia, cultura e problemi sociali della regione Appalachia.
Il lavoro della Barret è stato proiettato in varie sedi, tra le quali, il Sundance Film Festival, i musei Guggenheim di New York e Bilbao, il Flaherty Film Seminar e al Museum of Modern Art di New York, e sono stati trasmessi a livello regionale e nazionale dall PBS.
Ha vinto il Golden Gate Award all'International Film Festival di San Francisco (2000), l'Award of Excellence conferito dalla Society of Visual Anthropology (2000) e il John OConnor Film Award (2002).
Barret ha ricevuto il sostegno del progetto da parte della  Ford Foundation, dell'Independent Television Service (ITVS), dalla John D. And Catherine T. MacArthur Foundation, dalla Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, dal Soros Documentary Fund e dalla National Endowment for the Humanities.

14.6.12

Lynda Benglis


Lynda Benglis

Un importante scultore per più di tre decenni, Lynda Benglis anche prodotto un corpo pionieristica di video femminista nel 1970. Immediata e viscerale, Benglis 'performance-based lavoro video affronta questioni sollevate dalla teoria femminista, tra cui la rappresentanza delle donne, il ruolo dello spettatore, e la sessualità femminile. Benglis anche impegnato la pratica emergente di video in un discorso incisivo sulla produzione dell'immagine in movimento.Uno dei gesti più provocatori e famigerato Benglis 'è stato il full-color pubblicità mise nel numero di novembre 1974 di Artforum , in cui ha posato con indosso solo un paio di occhiali da sole e titolari di una posizione strategica dildo. Inserendo l'annuncio in una nota rivista d'arte contemporanea, Benglis non solo le convenzioni di affrontare la sessualità, il femminismo e la rappresentanza femminile, ma anche messo in dubbio promozione commerciale, l'arte-star system, e il modo in cui gli artisti si usano per vendere le loro opere. Con il Artforum annuncio, Benglis sfidato il maschilista mondo dell'arte così come il movimento femminista, i cui obiettivi ma non ha condiviso le strategie. Lei è stato tra i primi artisti ad esplorare le donne la tensione tra l'adesione primo femminismo di un linguaggio stabilito del corpo e certi stereotipi della femminilità.
Benglis 'sculture si riferiscono alla sessualità attraverso gli aspetti fisici dei loro materiali e forme, che sono spesso sottilmente erotizzati. Nel suo lavoro video, tale materia si avvicina concettualmente e resa più esplicita. Dal 1972 al 1977 Benglis lavorato principalmente su progetti video, esplorando temi dell'identità, controllo, androginia, e ambiguità sessuale.
Benglis manipolato caratteristiche intrinseche del mezzo video di rimettere in discussione l'essenza della "realtà" e quella del mezzo stesso. La stratificazione di eventi e spazi di ri-Taping spegne il monitor, o confondere il senso dello spettatore del tempo unendo passato e presente sono tra le strategie Benglis usa per svelare l'artificio del mezzo. Sperimentazione e umorismo caratterizzano anche le opere dei Benglis, la sua manipolazione delle qualità intrinseche primi video suggerisce un approccio giocoso e fondamentale per la tecnologia emergente, comunicando un senso deliberata di amorfo e la mancanza intenzionale di logica narrativa.
Nelle sue opere video seminali, Benglis affronta il sesso come una configurazione sociale e una dichiarazione politica. Cerebrale, teorico e, a volte inquietanti, queste opere sono spesso intrisa di narcisismo e autoerotismo. Anche se si trova all'interno della pratica più grande di arte concettuale e la performance artistica delle fine del 1960 e '70, Benglis 'pionieristiche opere video si distinguono per il suo interesse esplicito in sé femminile e la sessualità femminile, la manipolazione e il suo astuto della tecnologia elettronica di articolare queste indagini .
Lynda Benglis è nato a Lake Charles, Louisiana nel 1941. Ha ricevuto un BFA dalla Newcomb College. Il suo lavoro è stato esposto presso il Museum of Contemporary Art, Los Angeles, San Francisco Museum of Modern Art, Tate Modern, Londra, The Museum of Modern Art, New York, Whitney Museum of American Art, New York, Walker Art Center, Minneapolis , MN, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Philadelphia Museum of Art, National Gallery of Art, Washington, DC, il 39 Biennale di Venezia; Cheim & Read e Franklin Parrasch gallerie a New York, tra le numerose altre sedi. Nel 2009, una retrospettiva del suo lavoro è stato esposto al Van Abbemuseum, Eindhoven, Paesi Bassi, che è poi recato al Museo Irlandese d'Arte Moderna, Dublino, a Le Consortium, Dijon, Francia e il Museum of Art, Rhode Island School of Design , Providence, Rhode Island nel 2010, e infine al New Museum of Contemporary Art, New York nel 2011. Ha vinto due borse di studio dal National Endowment for the Arts, così come uno John Simon Guggenheim Memorial Fellowship Foundation e un Consiglio australiano per il premio Arts.Ha insegnato alla School of Visual Arts, l'Università di Arizona, Yale University, Princeton University e del California Institute of the Arts, tra le altre scuole.

Rebeca Bollinger

Rebeca Bollinger nasce a Los Angeles nel 1960 e nel 1993 si laurea al “San Francisco Art Istitute”. La Bollinger è un artista concettuale che utilizza il web come potenziale materiale per le sue opere. Realizza disegni, collage, stampe, libri e fotografie, ma anche sculture, suoni, installazioni, animazioni e proiezioni video. Utilizza una grande varietà di materiali per le sue sculture come l’argilla, il plexiglas, il legno, la carta o il vetro. Molti dei suoi lavori sono inclusi nelle collezioni del Museo di Arte Moderna di San Francisco. Ha esposto in luoghi prestigiosi come l’Orange County Museum in California o al Fridericianum Musem in Germana. Nel 2001 ha ricevuto l’"Art Council Grant" per la carriera artistica svolta e recentemente è stata inclusa nella mostra "Art in Technological Times" al Museo d’Arte Moderna di San Francisco.

6.6.12

Dara Birnbaum

Dara Birnbaum
Nasce a New York, Stati Uniti, nel 1946 dove continua a vivere e lavorare, utilizza il video per ricostruire immagini televisive utilizzando materiale archetipico come quiz, soap opera e programmi sportivi. Le sue tecniche prevedono la ripetizione di immagini e interruzione del flusso con testi e musica. Lei è anche nota per l'appartenenza al movimento artistico femminista. Uno dei suoi lavori più importanti è il Technology / Transformation: Wonder Woman del 1978. In questo lavoro utilizza immagini appropriate di Wonder Woman per sovvertire l'ideologia e il significato incorporato nella serie televisiva. "Apertura prolungata con una serie di esplosioni di fuoco accompagnate dall'allarme di una sirena, Technology / Transformation: Wonder Woman è ricco di azione, e visivamente avvincente in tutti i suoi quasi sei minuti vediamo alcune scene che caratterizzano il personaggio principale, Diana Prince, in cui lei si trasforma nella famosa supereroina". Nel 1982 Birnbaum ha creato il video intitolato PM Magazine / acid rock per l'omonimo show TV, PM Magazine. Quest'opera sottolinea i temi del consumismo, della TV, e del movimento femminista della Birnbaum attraverso l'uso di immagini pop e una versione rivisitata di "LA Woman" dei Doors. Nel 1985 ha partecipato alla Whitney Biennial.
Nel 1990 sviluppa una saga di consapevolezza politica "Cannon: Taking to the Street" attraverso un'evocazione iconica della rivolta di Parigi del maggio 1968, intervallata da riprese amatoriali di una marcia fatta all'Università di Princeton nell'aprile del 1987.
Il suo video Hostage del 1994 con sei canali video e cinque canali audio ha come oggetto il sequestro di Hanns-Martin Schleyer del 1977.
Technology / Transformation: Wonder Woman si trova nella collezione del Museo d'Arte Moderna. Ha anche delle opere esposte nella collezione della National Gallery of Canada. Nel 2010 ha vinto il Premio Fellow donatogli dalla United States Artists.

3.6.12

Bryan Boyce


Bryan Boyce (1969 - San Francisco) è un artista attivo nel campo della videoarte. I suoi lavori sono stati proiettati a livello internazionale in luoghi come il NY Expo of Short Film and Video, la metropolitana di NY, la metropolitana di Chicago, Cinematexas, RESFest e il Pacific Film Archive.Molti dei suoi progetti sono dei found footage, realizzati parzialmente o interamente con un metraggio preesistente, successivamente riassemblati in un nuovo contesto: dei mush-up ibridi volti a criticare la politica e la cultura pop. In sintesi, il suo è un lavoro di pura e goliardica satira politica mirata principalemente a infilzare e ridicolizzare la cultura americana.

Boyce ha creato molti remix di satire politiche nel corso degli anni. Come per Special Report - 1999, combina riprese stanziate dalla CNN, NBC, CBS, ABC e telegiornali con classici audio del 1950 e da film horror per rendere un messaggio di ipnosi e morte imminente.
Il remix è reso particolarmente convincente da Boyce utilizzando una tecnica chiamata "stunt mouths", in cui filma qualcuno con una telecamera sincronizzato con le labbra, passando poi la bocca sulla faccia di un personaggio mediatico.
Election Collectibles del 2000 - è un altro esempio di stunt mouths: utilizzando sia Al Gore che George W. Bush come padroni di casa di un canale di "shopping".
Are you talking to mickey? - 2011
Vi siete mai chiesti se nel capolavoro personale di Martin Scorse, Taxi Driver, Travis Bickle (Robert De Niro) fosse stato ossessionato dal cinema di Walt Disney piuttosto che dalla merda del porno svedese e dallo squallido scenario di New York? Se la risposta è "sempre" questa bizzarra rivisitazione di Bryan Boyce fa al caso vostro. Mentre il video scorre è difficile non ridere di certi sottotitoli. Come quando Travis si innamora di Betsy con un "Esplicito! Provocatorio!" screening del classico film di Topolino.
Pixelhead - 1998
"Un dramma forte e semplice: uomo contro TV. Pixelhead è un esplorazione dell'amore-odio con il mezzo televisivo in forma esagerata, tragi-comico, semi-autobiografica" - Bryan Boyce
State of the Union - 2001
State of the Union è una commedia anti-Bush, una satira stile "teletubbies". Baby Bush incontra Tubby Terra. Completato nell'agosto del 2001, questo progetto era inizialmente soltanto una satira nei confronti di George W. Bush e le sue difese politiche, ma dopo l' 11/9 ha preso un significato del tutto nuovo. "State of the Union" ha creato un aspetto surreale, un "documentario" che può veramente disturbare.
30 Seconds Hate / Suckers! - 2004
In 30 Seconds Hate Fox News e Henry Kissinger vogliono ucciderti in omaggio al 100° compleanno di Geroge Orwell.
In Suckers! Bush ci racconta la storia della Halliburton in Iraq.