3.10.09

Fred Pelon

Fred Pelon è nato il 24 luglio del 1961, ha lavorato per il Cinema de Balie e Filmhuis Cavia di Amsterdam. Nel 1995 ha fondato l'Amsterdam Pinkfilmday's e nel dicembre 1998 ha organizzato il programma Heilig & Crimineel al Balie di Amsterdam, basandosi sui lavori di Jean Genet e Kenneth Anger. Tipico della sua opera è l'uso della proiezione e della continua ripresa del materiale originale. Uno dei suoi lavori principali è The Dutch Act, un cortometraggio sul suicidio e internet, sovvenzionato dagli Amsterdam Fonds voor de Kunst. Definisce Il suo lavoro autobiografico, ma in senso indiretto. Si basa infatti,sulle sue esperienze personali ma in chiave innovativa e sperimentale. Crea una serie di brevi filmati, che essenzialmente non hanno una “storia narrante”, ma lasciano al pubblico una personale chiave di lettura. In altre occasioni,ricerca in archivi, metraggi che scompone o ricompone editando digitalmente pellicole da 8mm. In questo modo, estrae frames o fotografie che ripropone come veri e propri lavori indipendenti, che spesso, vengono combinati con altri lavori. Negli ultimi anni, decide di dare ai suoi video-film un taglio documentarista, fondendo il suo stile a quello di artisti come Jaap Pieters, Mike Hoolboom e Hilary Jeffery. Negli anni ‘80 e nei primi anni '90, Pelon, gira i primi documentari low-budget sulle questioni politiche in America centrale. Uno dei documentari più rilevanti è Mantrayana , girato nel Ladakh (India), in un monastero Buddhista. Uno degli aspetti più interessanti è che Pelon non commenta né traduce i dialoghi dei giovani monaci, ma si limita a partecipare alla routine quotidiana che si svolge in quei luoghi. In questo modo lo spettatore è invitato, non esplicitamente, a guardare e ascoltare le immagini e i suoni che provengono dal quel magico luogo. Pluripremiato ai Netherlands Film Festival 2007, riscontra un grande successo dalla critica di tutta Europa. Il suo più noto lavoro rimane comunque The Dutch Act( 2001/ - 24 min -super 8). Soggetto principale il rapporto tra il suicido e internet; il film si propone di dare uno sguardo dall’interno della mente del suicida e di come internet, nella condizione di anonimato, annulli qualsiasi tipo di inibizione e di taboo. Seppur molto discusso, viene premiato nel 2001 al IFFRotterdam e da allora vanta numerose proezioni e prestigiosi articoli sui quotidiani inglesi e francesi. Questo progetto, un documentario drammatico, esplora sia la politica che l’ambiguità dell’aspirante suicida che rivela, attraverso un complessa,empatetica narrazione le sue paradossali convinzioni, accompagnate da un’estrema freddezza. Tutto questo si svolge in un’atmosfera surreale, catturata nelle chat room con figure solitarie in situazioni precarie , riprese dalle web cam. Nel film, i nomi, gli indirizzi e parte delle conversazioni sono state riscritte.

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