15.9.10

EXPERIMENTAL TV CENTER

Il Centro Televisivo Sperimentale è stata fondata nel 1971, una conseguenza di un programma di accesso ai media stabilita da Ralph Hocking alla Binghamton University nel 1969. Oggi il Centro continua a fornire supporto e servizi alla comunità Media Arts.
Gli esperimenti degli studenti in televisione, un predecessore di ETC, fu iniziata nel 1969 da Ralph Hocking nel campus della Binghamton University.
La tecnologia è stata applicata in un'ampia varietà di progetti che vanno dal sociale, programmi educativi e politici alle arti ed eventi culturali. Poiché la domanda di accesso maggiore e con l'incoraggiamento della video artista Nam June Paik, il Centro formalmente organizzato come una società senza fini di lucro a scopo educativo si trasferi in un loft nel centro di Binghamton.
Il Centro è stato diviso in più centri stabiliti in tutto il New York State in gran parte grazie agli sforzi del Consiglio di Stato di New York per le Arti e del personale Peter Bradley, Russell Connor e Barbara Haspiel. Progettato da Ralph Hocking, il Centro ha affrontato i potenziali della nuova tecnologia in tre comunità principali: gli artisti, organizzazioni sociali, culturali ed educativi dei cittadini e degli interessati.
L'accesso alle attrezzature, l'istruzione nel suo funzionamento e la visualizzazione e la modifica di impianti, nonché una serie di workshop sono stati regolarmente forniti gratuitamente per agevolare una ricerca ad ampio raggio di video e film e i nastri sono stati spesso proiettati in luoghi d' incontro in tutta la regione.
Creare una partecipazione con gli artisti interessati a indagare il video come mezzo d'arte contemporaneo senza scopo di lucro era parte integrante delle attività del Centro.
Un programma di ricerca è stato avviato per fornire una serie di strumenti più flessibili di immagini di artisti.
Cominciando con modifiche alle attrezzature esistenti, il Centro progredì verso la progettazione e costruzione di impianti di elaborazione delle immagini. Uno dei primi progetti prevede la costruzione di Paik / Abe Video Sintetizzatore, sotto la direzione di Nam June Paik e Shuya Abe, per il laboratorio di TV a WNET-TV.
Dopo l'installazione presso il Centro nel 1972 di un secondo sistema, il Centro ha iniziato un programma di residenza.
Artisti quali Paik, Shigeko Kubota, poeta e artista Jackson MacLow il video attivista Rudi Stern ha iniziato a utilizzare la struttura.
Una serie d' esposizioni annuali ha proposto ai video artisti per il Tier Sud per presentare e discutere il loro lavoro.
Innovazioni incluso a 32 frame buffer di pagina e software di controllo e software di stampa 2-D, progettato da Jones. Il sistema Amiga è stato ulteriormente ampliato con l'aggiunta di una tastiera e software di controllo audio e un tostapane.
Oggi l'enfasi è sull' integrazione dell' anziano analogico con le nuove tecnologie digitali per fornire un ambiente più ricco. Il programma sostiene progetti di residenza per artisti che si avvicinano alla video art come una pratica elettronica contemporanea d' arte cinema. Ha fornito a più di 1500 artisti l'opportunità di studiare, attraverso l'insegnamento individualizzato, le tecniche di elaborazione di immagini analogiche e digitali e di utilizzare il sistema operativo per la creazione di nuove opere.

13.9.10

Zoe Beloff

Zoe Beloff è cresciuta a Edimburgo, in Scozia. Nel 1980 si trasferisce a New York per studiare alla Columbia University dove ha ricevuto un MFA in Film. Il suo lavoro è stato descritto in mostre internazionali e proiezioni, sedi da includere il Whitney Museum of American Art e il Museum of Modern Art di New York, il sogno di Freud Museum di San Pietroburgo, e il Centro Pompidou di Parigi.
Nel 2009 ha partecipato alla Biennale di Atene, e ha un progetto imminente con MuHKA Museum di Anversa. Il suo lavoro più recente completato è la mostra. Il Coney Island Amateur Società Psicoanalitica e della loro cerchia. Ha lavorato con la Galleria Burgin Christine su una serie di progetti d'artista che comprendono libri e stampe.
Zoe funziona con una vasta gamma di supporti, tra cui film, performance di proiezione stereoscopica, media interattivi, l'installazione e drawing.
Il suo interesse artistico sta nel trovare il modo di manifestare graficamente i processi inconsci della mente. Lei si considera una media, una interfaccia tra i vivi ei morti, il reale e l'immaginario. A volte utilizza apparati arcaici, a volte, analogici a volte apparati nuovi / ibridi digitali. Ciascun progetto mira a collegare il presente con il passato, di creare nuovi linguaggi visivi, dove i media moderni saranno ancora una volta investiti della perturbante ricerca . Ha collaborato con artisti di altre discipline tra cui il compositore John Cale, il Wooster Group Theater Company e compositore, cantante e artista performance Shelley Hirsch.
Zoe ha ottenuto borse di studio dalla Guggenheim Foundation (2003), The Foundation for Contemporary Arts Performance (1997) e NYFA (1997, 2001). Ha ricevuto borse di studio di singolo artista da fondazioni che includono NYSCA, La Fondazione Girolamo e Centro Televisivo Sperimentale di finitura Fondi Award. Ha avuto residenze a Harvestworks Digital Media Arts, Hallwalls a Buffalo e Tesla di Berlino.

7.6.10

Cesare Pietroiusti

La ricerca artistica di Cesare Pietroiusti si muove, con estrema originalità e indipendenza, sulla linea delle ricerche avanguardistiche e concettuali americane degli anni sessanta/settanta. Medico psichiatra, Pietroiusti ha sempre dimostrato un interesse specifico per le situazioni paradossali o apparentemente irragionevoli, comunemente non considerate o "considerate troppo insignificanti per diventare motivo di analisi o di rappresentazione".
È il caso dei Pensieri non funzionali una pubblicazione del 1997 dove l'artista ha raccolto un centinaio di idee apparentemente assurde, formulate come istruzioni per realizzare progetti artistici che, in diverse occasioni, sono stati concretizzati dall'artista stesso o da altri.
Pietroiusti agisce dunque a livello sociale, con una predilezione per le microstorie, per la tradizione orale, tentando di far interagire esperienza e lavoro. Le sue opere si propongono di intrecciare reti di rapporti che tendono ad infittirsi. Questo processo paziente e diligente, nel quale non è difficile individuare il persistere di una resistenza autentica alle logiche del sistema galleria/museo, lo ha portato a riflettere sul tema della comunicazione e a sostenere l'opportunità di una "comunicazione artistica" biunivoca, l'unica capace di esprimere contenuti altamente soggettivi, in opposizione all'univocità della "comunicazione autoriale".
Tra i fondatori del Centro Studi Jartrakor (Roma) e della Rivista di Psicologia dell'Arte, nel 1997 è stato fra gli iniziatori del progetto Oreste. Invitato nel 1999 alla 48ª Biennale di Venezia, ha esposto, fra l'altro, nella sezione Aperto della Biennale di Venezia del 1990, alla Serpentine Gallery di Londra nel 1992, al Louisiana Museum di Humlebæk nel 1996, ad Art in General, New York, nel 2001.

8.4.10

Gilbert&George

«Ogni nostra opera d'arte è una lettera d'amore visiva da noi a voi»
(Gilbert & George, gennaio 1999)

Gilbert studia dapprima in Italia, alla Scuola d'Arte di Selva di Val Gardena/Wolkenstein e in seguito in Austria, alla Scuola d'Arte di Hallein, e infine in Germania all'Accademia di Belle Arti di Monaco. George frequenta l'Adult Education Centre di Dartington, il Dartington Hall College of Art e l'Oxford School of Art.

Nel 1967 Gilbert & George si incontrano al St. Martin's School of Art di Londra. Dal 1968 vivono e lavorano insieme a Londra. Anticipatori nello scegliere il palcoscenico anticonvenzionale per il loro talento, si trasferiscono nel quartiere dei lavoratori di Spitalfield, e si oppongono subito all'arte d'élite: chiamano la loro casa "Arte per Tutti" e si autodefiniscono "sculture viventi". Il loro lavoro si è ormai da tempo imposto in tutto il mondo, come testimoniano le importanti sedi espositive che lo hanno ospitato e che continuano a farlo: National Art Gallery, The Art Museum di Shanghai, Museo d'Arte Moderna di Lugano, l'esposizione-evento Documenta a Kassel, Kunsthalle di Düsseldorf, Kunsthalle di Berna, Centre Georges Pompidou di Parigi, Biennale di Firenze.

Art for all: tale frase-slogan, utilizzata fin dalle origini del loro sodalizio esistenziale-artistico, sintetizza al meglio la logica che sottende l'attività artistica di Gilbert & George. L’obiettivo principale del loro lavoro è, fin dall’inizio, quello di produrre un’arte di forte impatto comunicativo, volta al superamento delle tradizionali barriere tra arte e vita e ad analizzare in profondità la condizione umana. Essi sono perciò interessati a riprendere esperienze umane di ogni tipo indagando le paure, le ossessioni, e le emozioni che provano gli individui soprattutto quando sono posti davanti a temi forti quali sesso, razza, religione e politica. Essi stessi, con il loro vissuto, per primi si sottopongono a tale minuzioso esame, in un’ottica che vede l'artista e l'opera d'arte, coincidenti: "Essere sculture viventi è la nostra linfa, il nostro destino, la nostra avventura, il nostro disastro, nostra vita e nostra luce" dichiarano i due artisti, indicando nel problema del rapporto tra l’arte e la vita l’asse portante della loro poetica.

Anche l’allestimento delle mostre è un elemento fondamentale della loro visione dell’arte: l’allestimento è, infatti, parte integrante dell’opera ed è volto, da un lato, a sconvolgere lo spazio soprattutto dal punto di vista delle dimensioni e, dall’altro, a demolire la sacralità dell’opera, portandola dentro alla vita, facendone una parte della vita.

Chiarificatore della logica globale che sottende il loro modo di intendere l’arte è anche il rifiuto degli artisti di firmare individualmente le opere e l’adozione della "firma comune" Gilbert & George: ciò non indica solo un rifiuto della distinzione dei ruoli, ma una profonda revisione dei concetti di identità e di individualità. La scelta della firma comune sancisce l’universalità di un agire, quello che è alla base della creazione artistica, che rifiuta l’individualizzazione e, ancora una volta, richiama il loro motto: "l’arte è di tutti".

8.3.10

Skip Arnold

Gregory Williams in arte Skip Arnold pone l'accento sullo spazio e come il corpo può interaggire con essso. Il suo lavoro spazia da azioni estremamente fisiche ad altre estremamente passive.
Esplora le relazioni tra sé, luogo e momento. Come se l'unico interesse fosse l'immagine, utilizzando media evanescenti, transitori, il concetto di "skip" accomuna l'intera produzione. Salta l'opera d'arte, l'atto del fare, le azioni, le scelte. Skip Arnold segue la tradizione di Chris Burden e Paul McCarthy, usando il suo corpo come fondamento evocando forme di potere e di aggressività. Esaspera il concetto di provocazione fisica: c'è una semplicità brutale nei progetti di Arnold, il rischio fisico dalla sensibilità punk. Molte delle performance di Arnold avvengono al di fuori dei confini del mondo dell'arte, trovando un pubblico in locali notturni e televisione via cavo.

5.3.10

Mediaintegrati

Contenuti prodotti dagli utenti e prodotti professionali integrati tra loro e mandati in onda on line. E' questa la sperimentazione proposta nel laboratorio di Mediaintegrati (Accademia di Belle Arti di Napoli) coordinato da Franz Iandolo. I lavori sono iniziati nel 2006 con l'apertura di un laboratorio virtuale, un blog accessibile h24, dove sperimentare forme di comunicazione digitali che portino sempre di più i media a perdere i propri confini e a liberare le capacità espressive insite nel mezzo. Attualmente in questo laboratorio si prova a costruire prodotti multimediali, in cui si tenga presente il fatto che la divisione tra chi produce contenuti e chi li consuma si sta via via assottigliando sempre più grazie anche al fatto che si tende ad usare i media, in una sorta di convergenza digitale - in maniera poco “tradizionale” - cioè sperimentando nuove vie determinate proprio dal mezzo digitale. Quindi l’intenzione è quella di accogliere i contenuti dei visitatori, ma anche rielaborarli e rimetterli nel circuito del web attraverso una “instant tv”, una finestra on line, che quotidianamente trasmetta le sperimentazioni più interessanti. L'obiettivo di riferimento di questa tv digitale non sarà per intenderci quello di Youtube, ma quello di individuare le sperimentazioni più ardite nell’integrazione dei media.
Mettere in relazione cose, persone e concetti è da sempre una delle componenti del “fare” artistico e sembra che lo strumento digitale abbia in sé caratteristiche “espressive” che nessun media in precedenza abbia mai racchiuso.
Il compito che si è imposto il gruppo del laboratorio di Mediaintegrati è di esplorare questo mondo.

Emily Richardson

Emily Richardson ha conseguito il master of Fine Art (MFA) in filmmaking presso il San Francisco Art Institute. Il suo lavoro è stato presentato in numerosi film festival internazionali: londra, New York, Edimburgo e Rotterdam ed in importanti gallerie e musei incluso Tate di Londra. "Time Frames", è anche il titolo di un libro che si ispira ad un suo film, pubblicato da Stour Valley Arts, alcuni lavori video sono distribuiti dalla LUX di Londra.

(foto: Prosthetic Aesthetics (interior) 16mm black and white . sound. 8 minutes. 1996)

23.2.10

Ming Wong

Ming Wong è un artista singaporiano. Nutre un sano feticismo per il cinema, lavora tra Berlino e Singapore. Ha ricevuto una menzione speciale nel novembre 2009 alla Biennale di Arti visive di Venezia (Padiglione Singapore) Successivamente per la terza edizione del Napoli Teatro Festival Italia, ha realizzato una videoinstallazione su Teorema di Pier Paolo Pasolini.

16.2.10

Marina Gržinić

Marina Gržinić (1958) è dottoressa in Filosofia e lavora come ricercatrice all'Istituto di Filosofia alla ZRC SAZU (Centro di Scienza e Ricerca dell'Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti) a Ljubljana. Lavora anche come freelance, critica d'arte e curatrice. E' professoressa all'Accademia di Belle Arti di Vienna. Ha pubblicato molti articoli e saggi, e libri. il suo ultimo libro é SITUATED CONTEMPORARY ART PRACTICES. ART AND ACTIVISM FROM (THE EAST) OF EUROPE (Revolver 2004).

Marina Grzinic, artista e teorica dei media, fra le maggiori esperte della peculiare evoluzione dei media nell'arte e nelle società dei territori dell'ex 'Est Europeo'. Questa raccolta di saggi costituisce un importante compendio di forbita analisi delle pratiche che hanno attraversato negli ultimi quindici anni questi luoghi. Un 'localizzazione' che, in realtà , ha assunto confini liquidi innestando connotati immateriali su territori liquidi a loro volta, per il loro momento storico unico. Una delle conseguenze del piombare dei media in questi territori stata la ridefinizione radicale dei termini di tempo (il collasso del blocco dell'Est, con una diversa scansione della vita fra il prima e il dopo) e il collasso dello spazio (attraverso la creazione e diffusione sociale del cyberspace, come argutamente nota l'autrice). I media e i movimenti artistici che li hanno attraversati hanno giocato un ruolo unico durante momenti storici, come le varie emittenti televisive nazionali durante la sanguinosa guerra civile dell'ex Jugoslavia, territorio in cui stato ambientato il clamoroso fake su Darko Maver degli 0100101110101101.ORG, così come il ruolo critico culturale svolto dell'NSK in Slovenia o il background su cui si sviluppata l'identità incerta di Netochka Nezvanova. La trasformazione, quindi, del precedente isolamento culturale in una vivacissima curiosità verso l'esterno e in una capacità critica di rielaborare il proprio passato, insieme alla riappropriazione delle tecnologie, ha costituito un significativo punto di forza. Le pratiche artistiche, qui, non hanno mai prescisso da una coscienza critica specifica, mentre l'analisi delle loro intenzioni e dei loro effetti disegna uno scenario passato dal valore prezioso, testimoniando definitivamente come un pezzo importante del futuro della media art sia nato e cresciuto all'est.

9.2.10

Alan Berliner

Alan Berliner è nato l'11 ottobre 1956 a Brooklyn, New York, Stati Uniti è un famoso regista, scrittore, produttore, editore e direttore della fotografia.
Il suo nome di nascita è Alan Jay Barliner, figlio del famoso attore Berliner Oscar e Regina. Ha vinto il Golden Spire Award nel 1997 per il miglior film e video per le imprese Nobody's ed il Gran Pix Award per lo stesso spettacolo. Nel 1993, ha vinto il premio IDA per Intimate Stranger. Berliner ha la capacità di combinare il cinema sperimentale, ai fini artistici, divenendo uno dei più acclamati registi indipendenti degli Stati Uniti.

7.2.10

username

Il corso di pittura del Laboratorio Sgambati (Accademia di Belle Arti di Napoli) si interessa della ricerca di linguaggi artistici che possono essere compatibili con luoghi ed esigenza di massa.
Dal 2006 si è formato il gruppo di lavoro Username che ha realizzato progetti che rispecchiano queste caratteristiche rendendole una veria e proprio modalità operativa sia in ambito accademico sia per collaborazioni esterne.

Tra i principali lavori realizzati (corrispondenti agli esami semestrali degli iscritti al corso) risultano: 2006,Cap e mur One line 50 cent 2007, Babel cafè 2008, ipaint 2009,
La luna e le stelle 2010.

28.1.10

Simonetta Fadda

Simonetta Fadda (Savona 1962) è artista video, collabora con musei ed istituzioni occupandosi di didattica dei media, è traduttrice e scrittrice . Come artista ha esposto a: Biennale d’Art Contemporain d’Enghien les Bains di Parigi 2002, Aktionsforum Praterinsel di Monaco di Baviera 2003, Quadriennale di Roma, Torino 2004, al Mach mit! Museum di Berlino 2007, Mambo Bologna 2008, MAN Nuoro 2008.

Ha pubblicato per Costa & Nolan "Definzione Zero, origine della videoarte tra politica e comunicazione”

26.1.10

YOKO ONO

Yoko Ono, artista e musicista giapponese, nasce a Tokyo il 18 febbraio 1933 da Eisuke Ono e Isoko Yasuda Ono.
In giapponese kanji il suo nome significa "bambina dell'oceano" mentre il cognome significa "piccolo prato".
A Tokyo, il suo, è un contesto privilegiato: la sua è una delle più ricche famiglie di banchieri giapponesi. Frequenta la Gakushuin, prestigiosa accademia di Tokyo, dai primi anni scolastici fino a quelli della maturità.
La famiglia Ono durante la Seconda Guerra Mondiale sopravvive al bombardamento di Tokio in un bunker sotterraneo.
Dopo la guerra la famiglia Ono si trasferisce a Scarsdale, New York, negli USA, dove Yoko vivrà la maggior parte della sua vita.
Si iscrive al Sarah Lawrence College: in questi anni i genitori deplorano il suo stile di vita, punendola perchè frequenta persone considerate inferiori al suo rango. Yoko Ono adora circondarsi di artisti e poeti. Visitava spesso gallerie d'arte spinta dal desiderio di poter esporre in futuro anche lei, i propri lavori. Nel 1956 sposa il compositore Toshi Ichiyanagi dal quale divorzierà nel 1962. Il 28 novembre 1962 sposa l'Americano Anthony Cox, musicista jazz, produttore cinematografico e promotore artistico. Il matrimono viene annullato il 1 marzo 1963: si risposano il 6 giugno per divorziare il 2 febbraio 1969. La loro figlia, Kyoko Chan Cox, nasce l'8 agosto 1963: in seguito a una battaglia legale a Yoko Ono viene assegnata la custodia permanente della bambina, tuttavia nel 1971, Cox, che nel frattempo diviene un fondamentalista cristiano, rapisce Kyoko e scompare. Yoko Ono ritroverà la figlia solo nel 1998.
Yoko Ono fu fra i primi membri di Fluxus, un'associazione libera di artisti d'avangurardia che si sviluppò all'inizio degli anni sessanta.
Fu tra i primi artisti ad esplorare l'arte concettuale e le performance artistiche. Un esempio delle sue performance è Cut Piece, durante la quale stava seduta su un palco ed invitava il pubblico a tagliare con delle forbici i vestiti che aveva addosso fino a restare nuda. Un altro esempio di arte concettuale è il libro Grapefruit (Pompelmo), edito per la prima volta nel 1964, che comprendeva delle surreali istruzioni in stile Zen da completare nella mente del lettore, come Nascondino: nasconditi finché tutti si dimenticano di te. Nasconditi finché tutti muoiono. Il libro fu ripubblicato diverse volte, l'edizione a maggior tiratura risale al 1971, distribuito da Simon and Schuster, fu ristampato nel 2000.
Yoko Ono ha diretto anche alcuni film sperimentali, 16 fra il 1964 e il 1972, fra i quali ottenne un certo successo No. 4 del 1966, più noto con il titolo Bottoms. Il film consiste in una serie di inquadrature di natiche umane di soggetti che passeggiano su di una pedana mobile. Lo schermo è suddiviso in quattro parti quasi uguali per mezzo dalla fessura e dalla piega orizzontale dei glutei. La colonna sonora consiste di interviste a coloro che sono stati filmati o hanno collaborato al progetto. Nel 1996, la Swatch ha prodotto un orologio in edizione limitata per commemorare questo film. Il lavoro della Ono può essere apprezzato al meglio da una "mente aperta". Ella è stata, infatti, descritta come "la più famosa artista sconosciuta: tutti conoscono il suo nome ma nessuno sa cosa fa". La produzione artistica di Ono è stata più volte stroncata dai critici ma in seguito le sue opere sono state rivalutate da diversi studiosi e critici d'arte. Negli ultimi anni il suo lavoro ha regolarmente ottenuto riconoscimenti e consensi.
Nel 2001, YES YOKO ONO, una retrospettiva di 4 anni del lavoro di Ono, ricevette il prestigioso premio americano dell'Associazione internazionale dei critici d'arte come miglior mostra museale svoltasi a New York, considerato uno dei più importanti riconoscimenti in campo museale. Nel 2000 Ono fu premiata con la Skowhegan Medal per le sue opere in diversi media. Nel 2005 ricevette il "Lifetime achievement award" dalla Società giapponese di New York.
Nel 2001 l'Università di Liverpool le assegna una Laurea in Legge ad honorem. Nel 2002 le viene conferita la laurea come Dottore delle belle arti dal Bard College.
A partire dagli anni sessanta, Yoko Ono è stata una fiera e costante attivista in favore del pacifismo e del rispetto dei diritti umani. Dopo il loro matrimonio, nel marzo del 1969, Lennon e Yoko annunciarono un Bed-In per la pace nella suite nuziale dell'Hotel Hilton di Amsterdam. I giornalisti si accalcarono per riuscire ad entrare perché credevano che i due avrebbero fatto sesso in pubblico, davanti alle loro macchine fotografiche, ma si trovarono invece di fronte ad una coppia di neo-sposini in pigiama che volevano parlare della pace nel mondo. Nel maggio dello stesso anno fecero un secondo Bed-In a Montreal, da cui derivò la registrazione del loro primo singolo "Give peace a chance", che sotto il nome del nuovo gruppo Plastic Ono Band riuscì ad entrare nella classifica dei primi 20 dischi più venduti. Insieme a John Lennon diede vita a numerose altre forme di protesta sociale, tra cui il Bagism che consiste nel nascondere sé stessi in una borsa od un sacco per dimostrare che le persone non vanno giudicate dall'apparenza esteriore.
Nel 2002 Yoko Ono ha istituito un proprio premio per la pace, un assegno di $ 50.000 per artisti che vivono in "zone di guerra". I primi beneficiari sono stati degli artisti Israeliani e Palestinesi.
Nel 2004 ha reinciso la sua canzone "Every Man Has a Woman Who Loves Him", per sostenere la causa dei matrimoni omosessuali, pubblicando due diversi remix intitolati "Every Man Has a Man Who Loves Him" and "Every Woman Has a Woman Who Loves Her".
Ono si lanciò in una nuova altra provocazione con il suo contributo alla quarta edizione della Biennale di Liverpool nel 2004. Con striscioni, borse, adesivi, cartoline, volantini e poster inondò la città con due immagini: il seno di una donna ed una vagina. L'opera intitolata "My Mummy Was Beautiful" (It."La mia mamma era bellissima") era dedicata alla madre di Lennon, Julia, morta quando John era teenager. Secondo Ono l'opera era innocente, non scioccante e voleva replicare l'esperienza di un neonato che guarda la madre: quelle parti del corpo sono per il bambino l'introduzione all'umanità.
Alcuni abitanti di Liverpool, tra cui la sorellastra di Lennon, Julia Baird, reputarono l'opera offensiva. Il programma della BBC North West Tonight invitò i telespettatori a telefonare per esprimere la loro opinione e dei 6.000 chiamanti il 92% rispose che voleva la rimozione dell'immagine.
Chris Brown, giornalista del Daily Post di Liverpool, apprezzò l'opera e scrisse: «Molti hanno amato l'opera (...) e Yoko Ono è riuscita di nuovo a far muovere gli occhi del mondo verso di noi». Anche il giornale The Times di Londra fu positivo: «Il suo imperdibile contributo alla quarta edizione della Bienniale di Liverpool domina l'evento e sembra anche simbolizzare la nuova Liverpool internazionale (...) Brillante (...) Come sempre con l'arte di Yoko Ono, un'azione semplice è diventata un'azione radicale».
Rispondendo alle critiche Ono affermò: «Non cercavo di insultare Liverpool. In realtà, quando avevo pensato all'installazione e a questo bel seno e vagina di madre per tutta la città, avevo pensato 'Ah, sarebbe così bello', ed è come dar loro amore, perché siamo tutti nati dal corpo di nostra madre ed è la prima cosa da cui siamo nutriti: il seno materno. In qualche modo le persone cercano di inibire quel ricordo. Le donne sono messe in una condizione per cui si sentono imbarazzate del loro corpo. È così ridicolo, ma anche così strano: dobbiamo scusarci per aver creato la razza umana».
Della sua ispirazione artistica ha detto: «Sono sempre dentro di me ed ascolto cosa mi viene in mente. Sono come un condotto di un messaggio che passa attraverso di me. Mi interesso a tutto, ugualmente, ogni giorno. Sono innamorata della vita, del mondo, in ogni istante».

3.1.10

PIPS:lab

Fondato nel 1999 da Keez Duyves, Remco Vermeer e Mathijs de Wit, il gruppo dei PIPS:lab è composto da artisti di formazione diversa: Daan van West, Keez Duyves, Thijs de Wit, Stijl Hallema, Steven van Hulle.
Il collettivo, supportato dal governo olandese e dalla città di Amsterdam sino al 2013, è “uno dei pochi gruppi artistici elettronici che sono in grado di unire alcuni concetti base fino ad oggi rimasti isolati gli uni dagli altri: multimedialità artistica, utilizzo di diverse forme e fonti espressive, componente performativa e teatrale e interattività”.
Sull'interattività in modo particolare i PIPS:lab hanno fondato il principio della propria arte, convinti che il futuro sia nel dialogo costante con il pubblico e nel suo coinvolgimento diretto, in quella fisicità che nell'arte elettronica è venuta a mancare, favorendo l'isolamento di artisti impegnati in virtuosismi da laptop e una proposta piuttosto ripetitiva per un pubblico sempre più esigente.
La produzione dei PIPS:lab è interdisciplinare; spazia dal teatro alla performance, dalla musica all'installazione, al video...il tutto condito da grande ironia.
Alcuni dei loro lavori, come gli spettacoli “Wortal Combat” e “Washing Powder”, l'installazione “Luma2Solator” e il il Vjset “Lumasol” sono progetti assolutamente innovativi.
Il “Wortal Combat” è essenzialmente uno spettacolo teatrale, che può essere considerato come un game-show interattivo multimediale in cui il pubblico diventa parte attiva dello show.
“The Washing Powder Cospiracy” è invece una divertente piece teatrale la cui colonna sonora viene realizzata con centrifuga di lavatrice e ferri da stiro.
Le tecniche usate in entrambi gli spettacoli sono le stesse: oltre a suonare e a recitare, vengono utilizzati sensori sonori e luminosi; il tutto viene registrato in presa diretta mediante tecnologie di motion tracking e inviato al computer dove il materiale viene rielaborato e riproposto diventando un nuovo prodotto audiovisivo.
“Luma2Solator” è un'installazione basata sul concetto di visual graffiti, in cui l'audience è realmente parte dell'installazione.
Mediante tecniche sensoriali luminose vengono catturati in tempo reale i graffiti creati dalla gente e realizzati all'interno della installazione stessa.
Il “Lumasol” è invece una forma di Vjing interattivo in cui viene utilizzata una tecnica chiamata “Luma light”, sulla base di sperimentazioni analoghe già attuate da Picasso.
I PIPS:lab si esibiscono in tutto il mondo nell'ambito di concerti, manifestazioni, serate, festival come Peam 2005 di Pescara, Audiovisiva di Milano, Rive Creative, Notte Bianca di Roma...
Hanno inoltre presentato i loro lavori presso la Deaking University in Australia.