26.9.09

Edin Vélez

Attraverso un ricco immaginario ed un acuto senso della metafora visiva, Edin Vélez, uno dei pionieri della video arte, rimodella il tradizionale video documentario in una visione più personale e poetica. Vélez è nato e cresciuto a Porto Rico e ha studiato pittura presso l'Università di Porto Rico. Nel 1970, Edin, ispirato dagli scritti di Marshall McLuhan, si è trasferito a New York, al fine di esplorare le possibilità del video come forma d'arte. A New York, ha lavorato al "Global Village" e ha sperimentato una nuova forma d'arte con Vasulkas, Nam June Paik, Juan Downey, ed altri artisti. Le soggettive osservazioni di Vélez sui luoghi assumono la forma di un collage visivo impressionista. Fondendo elementi etnografici ed interpretativi, i suoi lavori a più livelli sono ritratti multi culturali. Evitando una narrazione di tipo convenzionale, Vélez orchestra una confluenza di elementi associativi da evocare, piuttosto che analizzare, le texture di una specifica cultura o di un luogo. Il ritmo interno e la struttura delle sue opere si prestano per la registrazione di immagini di immenso peso e credibilità. Edin ha vissuto a Tokyo, in Giappone per un anno come membro della commissione USA / Giappone (1984-85).
L'American Film Institute gli assegnò il Maya Deren Award per l'eccezionale risultato riguardo la Video Arte nel 1991. Nel 1998 vinse invece una borsa di studio alla fondazione Rockefeller. Il suo lavoro è stato esposto nel Documenta 8, in Germania, allo Stedelijk Museum, in Olanda (in una collezione permanente); Al Museo d'Arte Contemporanea a New York (sempre come collezione permanente); al Biennale museo Whitney; al Museo Metropolitano delle Arti a New York e in molti altri musei. Vélez ha tenuto lezioni ed ha insegnato presso le università (la New York University, Brown University, Cornell University, Scuola di Arti Visive), nonché in gallerie e musei (American Center, Parigi, Museo d'Arte Moderna, video Viewpoints; Esalen Institute). I suoi video sono stati distribuiti da Electronic Arts Intermix dal 1976. Questa estate i lavori di Edin sono stati inclusi come punto di riferimento in una mostra di 290 opere d'arte che rappresentano l'arte contemporanea dalla fine del XIX secolo ad oggi. La mostra include opere di Picasso, Mondrian, Frank Lloyd Wright, Matisse, Rodin e tra gli altri. Vélez attualmente vive e lavora a New York.

Douglas Davis

Artista americano video digitale e non, Davis è nato nel 1933 a Washington. Dal 1948 al 1950 ha studiato alla scuola di arte di Abbott, Washington, DC.Nel 1956-1958 ha studiato all'università di Stato di Rutgers del New Jersey.Dal 1969 al 1988 è stato critico di fotografia e di architettura per il settimanale Newsweek. Dal 1976 al 1980 è stato direttore artistico della rete internazionale per le arti a New York.
Le installazioni e le attività di Davis sono radicate in Fluxus e nell'arte di concetto. Ha prodotto numerosi scritti sul complesso tematico dell'arte, della tecnologia e della comunicazione. Ha integrato la televisione ed i mass-media nel suo lavoro, usandoli direttamente come strumento artistico della comunicazione e del contatto con gli individui. Due sono infatti le idee principali nel suo lavoro: l’annullamento dello spazio e una ricerca sultempo.
“Come artista, teorico, critico, insegnante e scrittore, Douglas Davis ha svolto un ruolo attivo nell’ arte contemporanea dal 1960. Pioniere della video nel 1970, le sue performance/video “live” via satellite, sono seminali esercizi nell’uso di tecnologie interattive come mezzo per l'arte e la comunicazione.” (Electronic Arts Intermix) Davis combatte l'anonimato e la passività della produzione e della ricezione della televisione, stabilendo un dialogo intimo e interattivo con lo spettatore come tribuna per il dibattito intellettuale e morale. Articolando il suo metodo al video, Davis scrive: “La televisione solitamente è considerata un mezzo pubblico, ma a causa dei sensi è esperienza personale e in effetti abbastanza riservata.”
Davis è riconosciuto ufficialmente come il primissimo artista che ha fatto funzionare la tecnologia satellite per scopi artistici. Davis sosteneva di essere il primo "interamente a causa della barriera politica e culturale che era stata avvolta intorno al broadcasting della televisione e soprattutto al satellite. Inizialmente ho desiderato farlo interamente per rilasciare una dichiarazione di resistenza politica: a quel tempo a nessuno era permesso PARLARE sulla TV e soprattutto sul satellite, che ha significato un pubblico globale. Come molti dei miei amici nella video rete e dappertutto, eravamo freschi dalla resistenza, la RESISTENZA PACIFICA contro l'idea che soltanto il potere ed il potente possano parlare o trasmettere per radio al mondo.”
Douglas Davis vive e lavora a New York ed attualmente sta realizzando progetti di teatro per la rete globale delle città intorno al mondo.

David Cort

David Cort è stato un membro fondatore del Videofreex con sede a New York, un pioniere collettivo degli attivisti dei media costituito nel 1969 per esplorare i processi comunicativi. Il lavoro del collettivo è stato fondato nella convinzione che l’accesso alle attrezzature video portatile potesse rappresentare una voce alternativa al monolito della rete televisiva. Al tal fine il Videofreex ha creato l’organizzazione no-profit, media bus, Media Center Maple Tree Farm, una stazione televisiva di bassa potenza a nord di New York. Il lavoro individuale di Cort esplora documentario e prestazioni e include video teatro, ambienti interattivi e installazioni. David Cort è nato nel 1935. Si è laureato alla Brandeis University. È il beneficiario della concessione American Film Institute, indipendenti Filmaker’s. Ha insegnato presso il Massachusetts Institute Technology, all’Università della California e Los Angeles. Cort è attualmente un produttore indipendente della DAVID CORT PRODUCTIONS. Vive a East Weymouth, in Massachusetts.

Dan Graham

Dan Graham nasce nel 1942 a Urbana, Illinois (U.S.A.). Graham è stato proprietario di una galleria, teorico della cultura e dell’arte, fotografo, produttore di film, artista dell'installazione e della performance interessandosi alla complessa relazione esistente tra l’opera d’arte e il pubblico, impiegando telecamere collegate a monitor che permettono al visitatore di vedere la proprio immagine in un contesto spazio-temporale sfalsato rispetto alla realtà. Tra i principali esponenti delle neoavanguardie del dopoguerra, Dan Graham è stato un pioniere della performance e della video arte. Il suo percorso artistico prende avvio con una serie di lavori concettuali (1965-66), basati sull'uso di testi e fotografie. Le successive esperienze di performance, legate a indagini psicologiche e interpersonali a partire da sperimentazioni operate con il proprio corpo, lo portano a rivolgere la sua attenzione ai progetti architettonici per l’interazione sociale negli spazi pubblici (nel 1970) e a maturare la ricerca sui padiglioni (dal 1980), strutture praticabili di vetro, in parte trasparente e in parte riflettente capaci di coinvolgere il contesto e lo spettatore in modo interattivo. Graham vive e lavora a New York City. Graham mise in opera una corto circuito esterno/interno, pubblico/privato in alcune video-installazioni dislocate in negozi, bar, spazi all’aperto, vetrine. Video come specchio e finestra architettonica "Il video in architettura funziona a livello semiotico simultaneamente come finestra e come specchio. Le finestre in architettura mediano tra unità spaziali separate e incorniciano la prospettiva convenzionale di un’unità in rapporto all’altra; gli specchi in architettura definiscono in modo autoriflesso uno spazio e un io delimitati. L’immagine allo specchio risponde otticamente ai movimenti dell’osservatore, variando in funzione della sua posizione. L’immagine proiettata dallo schermo video di uno spettatore che lo osserva dipende dalla relazione di quello spettatore rispetto alla posizione della videocamera, ma non della sua posizione rispetto al monitor. …L’immagine allo specchio viene percepita come un istante statico, il tempo (tempo e spazio) diventa illusoriamente eterno. Il mondo visto attraverso il video, al contrario, è preda del flusso temporale e soggettivamente connesso alla durata esperita.

Christian Boltanski

Christian Boltanski è nato a Parigi nel 1944. La sua carriera inizia quando, nel 1958, lascia la scuola e si dedica da autodidatta alla pittura e al disegno. Dal 1960 lavora con gli elementi effimeri dell'esistenza umana : dalle fotografie per i necrologi alle biscottiere di latta arrugginite. Nel suo lavoro si osserva la combinazione di elementi reali e immaginari che fanno parte, o che hanno fatto parte, dell'esistenza sua e di altre persone, ma che in qualche modo si sono confuse nel ricordo e nella memoria. Questo aspetto sarà centrale anche nella produzione successiva.Negli anni Settanta Boltanski realizza assemblaggi di fotografie di carattere documentario strappate dal contesto originario . Per la creazione degli oggetti utilizza argilla e materiali inconsueti, come lo zucchero e le garze da medicazione. E' in questo periodo che la fotografia diventa il suo mezzo preferito per indagare le forme del ricordo e della memoria. Dopo il 1976, l'artista prende a fotografare parti della natura che ripropone in composizioni di nature morte con semplici oggetti quotidiani, rappresentando così la condizione estetica della civiltà contemporanea con modi stereotipati della tradizione pittorica.
Nelle opere degli anni Ottanta Boltanski smette di utilizzare oggetti smarriti e realizza, invece, composizioni teatrali con marionette di cartone, parti di materiali diversi, filo e sughero, dipinti. Questo procedimento ha portato alle installazioni cinetiche, nelle quali una luce intensa si focalizza su silhouettes in movimento, come ad esempio in The Shadow (1984). Questo processo caratterizzerà i lavori successivi: installazioni realizzate con un'ampia varietà di materiali, in cui la luce gioca un ruolo di grande importanza.In Boltanski i veri protagonisti sono gli oggetti, che servono come muta testimonianza dell'esistenza umana, a volte come evocazione della sofferenza e dei ricordi che spesso sono persi nella memoria o nel mondo.
Boltanski ha esposto in sedi internazionali, in Europa e in America.
Attualmente vive a Malakoff, nella periferia di Parigi.

Catherine Vogan

Irlandese di nascita, Cathy ha vissuto principalmente a Sydney e Parigi. Da bambina, vinse numerosi premi nel canto. Iniziò a 3 anni e mezzo la sua carriera musicale professionale in teatri e cabaret, terminata a 14 anni. Successivamente ginnastica, Australia, Accademia, IT, scuola di recitazione e accademia d’arte (non ho saputo tradurre bene questo pezzo).
Nell’ 85, ancora studentessa, Vogan vinse il primo di 8 video awards (tipo oscar), e 2 anni dopo, va a Parigi (per 16 anni) dove fonda in cooperativa Fearless, una casa di produzione video e audio. Lì ed in qualsiasi altro luogo, cura, compone e dirige per l’industria, ma continua con fervore a fare film propri, installazioni ed eventi teatrali. Vogan ha lavorato in questo contesto per tutto il mondo, incluse Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Svizzera, Giappone, Brasile, America e Australia. Inoltre collabora con altri artisti nella creazione di ‘’Teatro Elettronico’’ (Dominik Barbier, Jean Marc Matos e Heiner Muller). Vogan è stata una teorica e pratica insegnante nei media digitali dal 1988 (elenco di varie scuole), e ha continuato ad insegnare dopo il suo ritorno in Australia nel 2003. Ha inoltre continuato con passione la sua carriera artistica ed è ancora attiva nell’industria musicale.
Cathy Vogan si è stabilita a Sidney dal 2003. Precedentemente ha avuto residenza in Francia, Australia ed Inghilterra. Mrs Vogan è da oltre 20 anni una trasmettitrice ed Apple Certified Trainer, abile in numerosi settori, inclusi graphic design, editing, compositing, animation, DVD authoring and web design.

Catherine Ikam

Nonostante grandi mostre in Francia e all'estero, Catherine Ikam - un pioniere nel campo dei video dopo gli anni 70 - non ha mai ricevuto il riconoscimento ufficiale che merita. Come tale, l'esposizione alla Maison Européenne de la Photographie, creata in collaborazione con Louis Fléri, è una prima. Anche se non esaustiva evidenzia i punti forti di un processo coerente e originale.
Catherine Ikam è stato ricercatore presso l’istituto Politecnico di tecnologia in Massachusetts, autore-produttore di programmi per la Televisione francese dedicati alle nuove tecnologie. E’ stata ispirata da Philip Dick K. (autore statunitense di racconti e romanzi di fantascienza uno dei quali è stato reso celebre dal regista Ridley Scott il film cult Blade Runner) ed era vicino a Nam June Paik che è ampiamente considerato come il maestro della video arte. Nel 1980 ha creato un'installazione presso il Centro Georges Pompidou (Parigi) sui temi dell'identità e l’aspetto del vivente e artificiale dell'uomo e il virtuale, sfruttando le varie possibilità della tecnologia video un itinerario che pone di fronte al visitatore impreviste immagini di se stesso: assenza, ripetizione e frammentazione. Catherine Ikam ha costantemente esplorato il mezzo, a volte spingendosi ai suoi limiti.
Con “Fragments of an Archetype” (una parziale trasposizione su sedici monitor dell'uomo vitruviano disegnata da Leonardo da Vinci) e “Identité III”, introduce la frammentazione in video installazioni (Nam June Paik videocryptography 1980). Questa estetica della frammentazione si trova anche in lavori successivi: "La Race Blanche", "Valis", "News". Nel 1987/1988, è l'autore con Tod Machover di una video installazione "Valis", coordinato da Louis Fléri e coprodotto da IRCAM (Istituto di ricerca e di coordinamento acustico e musicale) e il Museo Nazionale di Arte Moderna per il decimo anniversario del Centro Georges Pompidou.
Due temi governano e guidano le sue ricerche. Il primo concerne nell’integrare nuove tecnologie come esse appaiono. Lo schermo video passa dal digitale, a interattività con il computer, arrivando oggi ad una miscela tra scultura, fotografia, film e internet. La seconda caratteristica è utilizzando questi strumenti per esplorare il registro del volto umano e, come tale, Catherine Ikam ha raggiunto una delle forme più elaborate d’arte - la rappresentazione di una realtà virtuale. Infatti, dalla frammentazione dell'immagine del corpo, anticipa la ricostruzione di un "clone", in altre parole un'immagine che non è più una riflessione, ma è ontologicamente diversa. “Elle” è la migliore dimostrazione di questo. Gli spettatori si trovano di fronte un volto virtuale che è governato esclusivamente dalle proprie disposizioni e che, a seconda dei loro movimenti, accetta o rifiuta di esaminare. È senza dubbio la creazione di questo sguardo fisso che è il culmine dell'installazione che combina arte e tecnologia.
Nel suo lavoro più recente “Digital Diaries”, i telespettatori sono invitati in un viaggio attraverso i ricordi di Catherine Ikam - attraverso album di foto di famiglia, progetti, interviste, incontri e un archivio immenso. Come una guida di viaggio, un semplice joystick controlla la circolazione delle immagini e il sistema quasi identicamente riproduce il processo di una memoria che sfuma e riemerge. Come scrive Paul Virilio,il lavoro di Catherine Ikam consiste non "nella ri-presentazione, ma nella presentazione. Lei non fa figurazione ma trasfigurazione, o addirittura Transustanziazione". E attraverso questo, lei inventa – insieme a Louis Fléri - nuovi spazi sensoriali e apre una nuova era.

C-Hundred Film Corp

La C-Hundred Film Corp è una società di produzione cinematografica che fu fondata nel 1987 da Jim McKay e Michael J.Stipe. Nei primi anni 90 l'organizzazione ha prodotto una premiata serie di 21 “Public Service Announcements”, che insieme sono intitolati Direct Effect.Questi nastri raccolgono gli “annunci di servizio pubblico” creati da molti collaboratori di grande livello.Questi video furono trasmessi dalla rete televisiva MTV. Potenti e provocatori,i P.S.A.affrontano questioni come l'agricoltura chimica,il diritto all'aborto,molestie sessuali,il rispetto per l'ambiente,problemi politici e sociali.La prima parte comprende i seguenti titoli: What Does Away Mean? di Jem Cohen, pubblicizza la necessità di riciclare,Pro-Choice is Pro-Life di Jane Pratt, spiega il diritto all'aborto, Historic Preservation di Jim McKay,sono consigli per la conservazione degli edifici storici dal degrado urbano,Love Knows No Color di Tom Gilroy,che diffonde il messaggio che l'amore è più profondo della pelle grazie ad una serie di immagini di coppie interrazziali,Be Caring, Be Careful di James Herbert,divulga la pratica del sesso sicuro e l'uso di preservativi per diffondere l'amore,non l'AIDS, Chemical Farming di Michael Stipe,esorta a riconsiderare l'uso degli insetticidi che stanno contaminando la nostra alimentazione, World Peace di Susanna Robeson e KRS-One, porta il messaggio che solo la pace è la pace di mondo.La seconda serie è composta da:They Have Dreams di Natalie Merchant ed Abigail Simon,che si concentra sulla situazione dei bambini senza casa, Monuments di Adamo Cohen,consiglia di difendere il patrimonio culturale,Family di Yalonda Busbee e Dorothy Owusu,confronata francamente le supposizioni negative circa le madri single di colore con quelle positve, determinandone le verità,Right to Know di Jason Kliot,si concentra sulla concessione a tutti i cittadini di accedere alle informazioni del proprio paese,Sexual Harassment di Jane Pratt e Patti Hunter,tratta il problema delle molestie sessuali,Step out of the Shadows di Joana Vincente,sottolinea che il diritto al voto è una responsabilità e un privilegio che conduce all'autonomia,This Is a Condom di Jim McKay fornisce le informazioni di base sui preservativi,fornendo termini slang,al servizio del sesso sicuro.La terza raccolta si esprime attraverso vari stili e formati,dalla fotografia alla stampa dalla pellicola in bianco e nero all’animazione,questi i sette punti affrontati nell’ultima sezione:The Breathing Tree di Eric Darnell e Doug Loveid,un animazione che spiega come le foreste contribuiscono alla vita,producendo ossigeno,Put Crime in Perspective di Dorothy Owusu, Rob Grobenbieser e Brendan Dolan,commenta l'influsso dei media sul crimine urbano,comparandolo alla corruzione del governo che allo stesso modo influisce sui cittadini,More Than Luck di Stephanie Black, con un poema di Mutabaruka dimostra che, piuttosto delle lotterie per diventare ricchi,abbiamo bisogno della parità di opportunità economiche,America the Beautiful di Marce Sterner e Jim McQuillan è un appello che invita a riciclare.E lo fanno attraverso lo stemma americano sostituendo l’aquila con un gabbiano che siede su un mucchio d’immondizia in una discarica,Listen to Your Heart di Barry Ellsworth .chiede di decidere autonomamente se o non circoncidere il proprio figlio,senza ascoltare le pressioni sociali o religiose, WarningE di Donna Olson, mostra le frasi principali, ancora comunemente usate, che possono corrodere l'autostima femminile,Change di Jason Kliot e Jacob Ribicoff, presenta nel titolo un gioco di parole per sottolineare che per combattere le situazioni tragiche come quelle dei senzatetto, la povertà ed altri problemi, puoi donare un cambio ( riferito alle monete, difatti in inglese la parola change può assumere il significato di moneta oppure quello di cambiamento) oppure puoi contribuire ad un reale cambiamento provvedendo nel garantire un tetto e un educazione. Dal 1995 al 2008 la società ha sviluppato numerose funzioni indipendenti ,come Girl Town,Scars,Tree Shade,Mute Love,American Movie,Spring Forward,Benjamin Smoke, Our Song,The Sleepy Time Gal,Stranger Inside, Brother to Brother,Everyday People,Angel,Johnny Berlin e Memorial Day.