7.6.11

Hiwa K.

Artista visuale e musicista. Il suo maggiore interesse circola attorno alla nozione di evento,perfomatività,come la figura dell'artista come amatore. Dal 2005 ha sviluppato una serie di progetti che interessano il paradosso delle competenze culturali, partecipazione, disseminazione delle conoscenze e distribuzione dell'evento.
Nato in Iraq, attualmente sta preparando il suo diploma in arti visuali presso Akademie der Bildende Kunst in Mainz, in Germania. Si è dipolmato in Iraq e ha continuato a formarsi in gruppi di autodidatti del suo paese natale con altri artisti visuali, intellettuali, musicisti e artisti teatrali. I maggiori campi di interesse di questi studi informali e non sistematici, sono stati la letteratura europea e la filosofia, studiati da libri tradotti in arabo.
Contemporaneamente, dal 1985, ha praticato la pittura anche in spazi pubblici. Abbandonata la pittura, attorno al 1998 ha cominciato a suonare la chitarra da flamenco. Per un periodo di tre anni ha seguito corsi di chitarra tenuti da Paco Serrano, Anton Jimenez, Oscar Largo e altri leggendari musicisti di flamenco spagnoli. Dal 2002 ha vissuto in Germania come rifugiato politico.
Nel 2005 ha deciso di tornare alle arti visuali e ha cominciato a studiare a Mainz, ha frequentato il corso di pittura del professor Friedemann Hahn, il corso di teoria dell'arte con Astrid Hyle e quello di pratica di critica artistica con Aneta Szylak. Dal 2006 ha collaborato con Wyspa Progress Foundation a Gdansk. E' stato anche selezionato per il mai realizzato Manifesta 6 School a Cipro.
Parla sei lingue: Curdo, Arabo, Persiano, Inglese, Olandese e Tedesco.
Nel 2007-2009 è co-curatore con Aneta Szylak del progetto intitolato "Estrangement", che tratta la traduzione culturale e la disseminazione della conoscenza tra Europa e Medio Oriente attraverso mezzi visuali e la promozione del dialogo oltre le competenze culturali.
I suoi progetti sembrano essere una critica continua all'educazione artistica, alla professionalizzazione della pratica artistica, della messa in scena e della visibilità nonché il mito dell'artista individuale. Molte delle sue opere sono forme e prodotti di collaborazioni e hanno a che fare con il processo di insegnamento e di apprendimento e insistono piuttosto sulla conoscenza come pratica quotidiana di conoscenza e come una disciplina formale.
Tensioni, immediatezza e improvvisazioni sono le suggestive caratteristiche delle sue opere che sfuggono dall'estetica normativa, ma danno la possibilità di un'altra vibrazione a forme vernacolari, storie orali, modalità di incontro e di situazioni politiche. Il bagaglio dei suoi riferimenti è costituito da storie raccontate dai familiari e dagli amici, situazioni nelle forme di tutti i giorni che sono il prodotto della pragmatica e della necessità.

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