8.4.10

Gilbert&George

«Ogni nostra opera d'arte è una lettera d'amore visiva da noi a voi»
(Gilbert & George, gennaio 1999)

Gilbert studia dapprima in Italia, alla Scuola d'Arte di Selva di Val Gardena/Wolkenstein e in seguito in Austria, alla Scuola d'Arte di Hallein, e infine in Germania all'Accademia di Belle Arti di Monaco. George frequenta l'Adult Education Centre di Dartington, il Dartington Hall College of Art e l'Oxford School of Art.

Nel 1967 Gilbert & George si incontrano al St. Martin's School of Art di Londra. Dal 1968 vivono e lavorano insieme a Londra. Anticipatori nello scegliere il palcoscenico anticonvenzionale per il loro talento, si trasferiscono nel quartiere dei lavoratori di Spitalfield, e si oppongono subito all'arte d'élite: chiamano la loro casa "Arte per Tutti" e si autodefiniscono "sculture viventi". Il loro lavoro si è ormai da tempo imposto in tutto il mondo, come testimoniano le importanti sedi espositive che lo hanno ospitato e che continuano a farlo: National Art Gallery, The Art Museum di Shanghai, Museo d'Arte Moderna di Lugano, l'esposizione-evento Documenta a Kassel, Kunsthalle di Düsseldorf, Kunsthalle di Berna, Centre Georges Pompidou di Parigi, Biennale di Firenze.

Art for all: tale frase-slogan, utilizzata fin dalle origini del loro sodalizio esistenziale-artistico, sintetizza al meglio la logica che sottende l'attività artistica di Gilbert & George. L’obiettivo principale del loro lavoro è, fin dall’inizio, quello di produrre un’arte di forte impatto comunicativo, volta al superamento delle tradizionali barriere tra arte e vita e ad analizzare in profondità la condizione umana. Essi sono perciò interessati a riprendere esperienze umane di ogni tipo indagando le paure, le ossessioni, e le emozioni che provano gli individui soprattutto quando sono posti davanti a temi forti quali sesso, razza, religione e politica. Essi stessi, con il loro vissuto, per primi si sottopongono a tale minuzioso esame, in un’ottica che vede l'artista e l'opera d'arte, coincidenti: "Essere sculture viventi è la nostra linfa, il nostro destino, la nostra avventura, il nostro disastro, nostra vita e nostra luce" dichiarano i due artisti, indicando nel problema del rapporto tra l’arte e la vita l’asse portante della loro poetica.

Anche l’allestimento delle mostre è un elemento fondamentale della loro visione dell’arte: l’allestimento è, infatti, parte integrante dell’opera ed è volto, da un lato, a sconvolgere lo spazio soprattutto dal punto di vista delle dimensioni e, dall’altro, a demolire la sacralità dell’opera, portandola dentro alla vita, facendone una parte della vita.

Chiarificatore della logica globale che sottende il loro modo di intendere l’arte è anche il rifiuto degli artisti di firmare individualmente le opere e l’adozione della "firma comune" Gilbert & George: ciò non indica solo un rifiuto della distinzione dei ruoli, ma una profonda revisione dei concetti di identità e di individualità. La scelta della firma comune sancisce l’universalità di un agire, quello che è alla base della creazione artistica, che rifiuta l’individualizzazione e, ancora una volta, richiama il loro motto: "l’arte è di tutti".