25.8.09

Bruce Nauman

Bruce Nauman nasce nel 1941 a Fort Wayne, Indiana (USA); nel 1964 studia arte all'Università della California. Dal 1964 al 1966 abbandona la pittura e si interessa alla scultura, alle performance e al cinema. Inizia a lavorare con il video alla fine degli anni Sessanta. Le sue opere si caratterizzano per l’analisi delle reciproche relazioni tra corpo e spazio e della combinazione tra elementi visivi e acustici. Dal suo debutto a Los Angeles ha esposto nei più importanti musei del mondo. Dalla metà degli anni 60 Nauman ha realizzato un vasto numero d'opere: sculture, film, ologrammi, ambienti interattivi, rilievi murali al neon, fotografie, stampe, video e performance varie. Questa poliedrica attività attesta che Nauman non ha un solo stile, ma il suo lavoro si connota in varie forme d’arte. Nella sua arte concettuale preferisce il contenuto sulla forma e spesso, usa l’ironia e il gioco di parole per rappresentare l’alienazione e le problematiche della condizione umana. Negli anni ‘60 Nauman ha ampliato il percorso del suo lavoro, introducendo e sviluppando come nuova esperienza la performance. Le prime performance, per rigore ed essenzialità, si allontanano dal pieno rauschenberghiano come dalla lievità di Fluxus. Corpo e movimento sono rappresentati in modo anonimo, poiché codice comportamentale. Tra il 1966 e il 1970 realizza numerosi film e video che tentano sempre di carpire il lato umoristico ed ironico della vita. Le azioni del periodo 1967-68 sono condotte per la registrazione su pellicola cinematografica, in assenza di pubblico, e regolate sulla necessità e durata delle riprese. Allo stesso periodo appartengono gli ologrammi, una tecnologia allora scarsamente diffusa che fissa primissimi piani e dettagli del volto automanipolato. Bruce Nauman riprende se stesso in lunghe e monotone sequenze in cui nulla accade, mentre si muove in una stanza e suona il violino; propone la banalità estenuante del quotidiano, ma destruttura la piattezza ossessiva della visione in tempo reale alterando le usuali coordinate prospettiche dello spazio. La telecamera è posta in modo da far apparire i suoi movimenti come se si svolgessero sulle pareti e sul soffitto, avanzando e indietreggiando. L’ambiguità spaziale e il senso d'instabilità si coniugano con la riflessione sul tempo, ricondotto ad un continuo, includibile presente. I suoi movimenti, il rapporto del corpo con le pareti, il pavimento e il soffitto diventano relazioni con la propria dimensione esistenziale, secondo un procedimento di natura concettuale in cui il luogo fisico assume carattere mentale. Nel 1969, l’opera "Performance Corridor", segna una tappa importante per la sua arte, instaurando un nuovo rapporto tra artista e spettatore: il fruitore è coinvolto in un’esperienza d’ambiente personale e fisica. Il video e quindi la videoinstallazione aumentano le possibilità esplorative e di durata temporale, mentre accorciano drasticamente lo scarto fra autore, opera, spettatore. Grazie al "loop" l’azione può accadere in una virtuale continuità senza limiti.
Con il suo lavoro Bruce Nauman ha influenzato intere generazioni d'artisti ed ha creato dei modelli di linguaggio per l’arte contemporanea.