10.10.11

Wolf Kahlen


Nasce il 7 Gennaio 1940 ad Aachen. Un'artista cimentatosi con i diversi media, dalla pittura alla fotografia, inoltre è un pioniere nella video arte e delle performance. Professore all'Università di Berlino dove attualmente vive. Negli ultimi anno ha lavorato come capo spedizione in Tibet di cui ne troviamo una raccolta sulla rete (www.wolf-kahlen.net/tibet-archive-berlin/ ). Nel 1960 intraprese gli studi presso la Scuola d'Arte di Braunshweig. La sua carriera universitaria è stata caratterizzata da viaggi all'estero. Durante il 1962 fu studente al Ateneum di Helsinki, in Finlandia, dove tenne la sua prima mostra. Vinse una borsa di studio che gli offrì la possibilità di studiare negli Stati Uniti, tra il 1965 e il 1966, presso il prestigioso Pratt Istitute di New York. Durante questi anni fece la conoscenza di numerosi artisti contemporanei.

Nel 1966, in Messico, girò un documentario sulle culture precolombiane, intitolato "Projektierte Architekturen "Environmental Sculptures for Mexiko".
 Lo storico Wolf Herzogenrath afferma che Kahlen, abbia creato uno spazio abitabile per lo spettatore. Kahlen spesso si descrive come "artista intermediale". Vi è un museo a Berlino, dedicato alla sue opere, tra le cui ricordiamo:
Young Rock: in una delle sue prime composizioni Kahlen, pone una pietra di granito sopra il televisore ed un parte di essa, al centro dello schermo. La riproduzione continua di uno sfondo grigio, senza suono, produce intorno alla pietra luce ondeggiante, così da darci l'illusione che l'oggetto galleggi nello spazio. Mette in risalto la separazione tra materialità solida e leggera, con le frontiere dello schermo.
Light incidence: può essere definito un autoritratto di Kahlen, è un immagine ambivalente poichè mentre viene catturata dalla videocamera, una parte della luce è rifratta in modo tale da crare uno effetto "bruciato" dovuta alla sensibilità del mezzo.
Noli Me Videre: una registrazione di 20 minuti video, su una performance offerta alla mostra internazionale di Libano, in Polonia, l'8 Dicembre del 1976. La prestazione consisteva di collocare l'artista tra delle pareti alte 3m, una sorta di cubo, aperto sulla parte superiore, ove era posta fissa una videocamera e dove gli spettatori potevano osservare cosa accadeva.
Reversibe Processle: una compilation di 7 episodi, in cui grazie alle tecnologie video sono state assemblate delle fotografie, che mostrano la crescita dei peli sul corpo dell'artista. Il taglio dei peli viene fatto ricreando linee dritte in contrasto con le curve del corpo.
S.H.A.F.E: fa parte della raccolta "Angleichungen" ed è un accostamento di 6 monitor che riprendono un gregge di pecore, con la particolarità che gli animali formano la scritta "shafe" ossia "pecore" in tedesco. Viene esaltato anche il sonoro.
Rope: l'artista fu chiuso a chiave, in una camera dell'AMERIKA-HAUS a Berlino mentre intrecciava una corda. Il processo viene mostrato ai passanti per strada, tramite dei monitor con un filo spinato intorno. Gli spettatori contribuiscono a prendere parte al progetto. L'artista vuole mostrare l'effetto su una linea retta ( la corda ) dell'azione delle due mani separate.
Mirror TV: l'artista ricopre lo schermo con una superfice occultante, mandando in produzione un video. Questo intervento è una critia al mezzo e alla sua superficialità.
"Ogni livello di esperienza umana è arte, espandibile considerevolmente. Sono interessato a questi livelli di esperienza, no al risultato del mezzo" -Wolf Kahlen-

Shirin Neshat



Shirin Neshat è un artista iraniana, nasce nel 1957 a Qazvin in Iran. Nel 1974, periodo della rivoluzione iraniana, lascia il paese d’origine e raggiunge sua sorella, negli Stati Uniti, per studiare arte. Shirin Inizia i suoi studi presso l’istituto domenicano a San Francisco in California ma La sua formazione si completa nel 1982 all’università di Berkeley dove conclude Bachelor of Arts (Laurea), Master of Arts ( Post-Laurea) and Master of Fine Arts (Più alto livello nel campo delle arti). A causa del cambiamento politico dovuto all’ instaurazione del regime islamico in Iran, a Shirin viene impedito di tornare in patria e di ricongiungersi con la famiglia, permesso che potrà avere soltanto nel 1990. Durante il suo primo viaggio in patria l’artista rimane colpita dallo stile di vita imposto ai sudditi e in particolare alle donne (obbligate ad vestire il chador) dal regime teocratico. Da questa visita, è maturata la decisione di dedicare il proprio lavoro alla riflessione sulle profonde differenze che separano la cultura occidentale,dove la figura della donna viene notevolmente esaltata e alla quale ella è ormai assimilata, e quella orientale , in cui il mondo femminile viene oppresso, dalla quale invece proviene. L’artista è riuscita a descrivere con fotografie ritoccate da poesie in lingua persiana e in video proiezioni, la condizione di guerra costante che affligge l’iran e la segregazione in cui le donne nel suo paese sono costrette a vivere. Le sue opere infatti, hanno come soggetto la donna e la sua condizione, nel confronto tra oriente e occidente. La Neshat è riuscita a descrivere con fotografie ritoccate da poesie in lingua persiana e in video proiezioni, la condizione di guerra costante che affligge l’iran e la segregazione in cui le donne nel suo paese sono costrette a vivere. Il primo ciclo di lavori legati a questo tema, sono le fotografie di “Women of Allah” in cui per sottolineare il profondo coinvolgimento nei temi che tratta, l’artista ritrae se stessa o insieme con altri, vestita con chador islamico. Le restanti parti del corpo sono coperte dalla scrittura calligrafica persiana: il Farsi. Essa viene tracciata a mano con inchiostro di china. Vengono riportati versi d’ amore di poetesse iraniane poichè, secondo Shirin la poesia è la voce che rompe il silenzio della voce ritratta. Nel 1996 raggiunge notorietà internazionale, imponendosi cm una delle giovani artiste più rappresentative della sua epoca. Interessata al cinema e al suo linguaggio, decide di allargare il cerchio della propria ricerca espressiva. Comincia così a realizzare anche video: il primo di questi è “ Anchorage”. il suo modo di proiettare si distingue dagli altri per la scelta di proiettare le sequenze su due schermi, opposti o accostati. In questo modo , i video assumono un andamento narrativo più accentuato e narrativo. Nel 1997 realizza “ The Shadow under the Web” in occasione della Biennale di Istanbul. Il video è composto di una proiezione in simultanea su quattro schermi. Nel 1998 invece viene realizzato “Turbulent” con il quale conquista il Primo Premio Internazionale. Questo lavoro vede la collaborazione di Shirin con Sussan Deyhim ( musicista e compositrice iraniana). Il 1999 è l’anno di “Rapture” e “Soliloquy” e nel 2000 invece viene realizzato, ancora su due schermi accostati, “ Fervor”, probabilmente il filmato più esplicito nella condanna della repressione del desiderio erotico. Nel 2001-02, Neshat ha collaborato con il cantante Sussan Deyhim e creato logica degli Uccelli , che è stato prodotto da curatore e storico dell'arte Rose Lee Goldberg . La produzione lunghezza multimediale in anteprima al Summer Festival Lincoln Center nel 2002 e girato al Walker Art Institute di Minneapolis e di Artangel a Londra. Col passare del tempo, il regime islamico dell'Iran diventa sempre più invadente e oppressivo e le opere d arte di Neshat diventano coraggiosamente critiche nei confronti del proprio paese. Nel 2006 Shirin si è aggiudicata la Dorothy e Lillian Gish Prize , uno dei più ricchi premi nelle arti, conferito annualmente a un uomo o una donna, il quale ha dato un eccellente contributo alla bellezza del mondo e la comprensione della vita.Nel 2009, Neshat ha vinto il Leone d'Argento per la migliore regia al 66 Festival del Cinema di Venezia per il suo debutto direzionale con ”Women without Men”, basato sul nome del romanzo di Shahrnush.Nel luglio dello stesso anno Shirin Neshat prende parte per tre giorni allo sciopero della fame presso la sede delle Nazioni Unite a New York per protestare contro le elezioni del 2009 presidenziali iraniane . Nel dicembre 2010 Shirin Neshat è stata nominata Artista del Decennio da Huffington.

Zbynek Baladran


Zbynek Baladran è un’artista ceco nato a Praga nel 1973. La sua formazione artistica inizia presso la Charles University (dove studia storia dell’arte) e l’Accademia di Belle Arti entrambe a Praga. Subito apprezzato il suo genio artistico gli permette di valicare i confini nazionali ed internazionali, esponendo in numerose mostre tra cui citiamo Manifesta 5, a cura di M. Gioni e M. Kuzma, Donostia-San Sebastián, Spagna (2004), The Need to Document Basel, a cura di V. Havranek, Kunsthaus Baselland, Basilea (2005), Closely Observed Plans, tranzit workshops, Bratislava (2006), Archeology of today?, Kosova Art Gallery-Museum, Prishtina (2006), Fussion Confussion, Museum Folkwang, Essen (2008); "What History do they represent?" insieme a Vangelis Vlahos, Blow de la Barra, Londra (2008); "Glossary", Secession Vitrine, Vienna (2008). La sua ben nota attività artistica, si incentra soprattutto nelle Videoinstallazioni e nell’organizzazione di eventi e promozione di giovani artisti dell’est Europa nello spazio espositivo di arte contemporanea Display (www.display.cz), chiamato così dall’artista proprio per dare al visitatore la sensazione di trovarsi di fronte ad uno schermo luminoso, dalla forma rettangolare, semplice e pulita, che come uno schermo cinematografico proietta sulla retina del visitatore sensazione visive, ideate e compiute dagli artisti.Questo spazio espositivo, privato e no-profit, fu fondato nell’autunno 2001 a Praga proprio partendo dall’esigenza che avevano i giovani artisti locali di trovare un proprio posto all’interno del panorama artistico ceco che però si distaccasse dai canoni e dai linguaggi tradizionali dell’arte.Ecco perché questo spazio d’Arte visiva sorge all’interno del distretto di Praga7 al centro della città vicino al Padiglione Fieristico (sede della Collezione di Arte Moderna e Contemporanea della Galleria Nazionale di Praga) e vicino all’Accademia di Belle Arti, per segnare un senso di continuità tra gli artisti ma insieme anche quello di rottura degli schemi tradizionali.Tra gli altri obiettivi, la fondazione Display, che gestisce il centro, si pone il fine di creare nuovi contatti tra le varie realtà artistiche locali e di diffondere le informazioni sui nuovi movimenti aritstici cechi in ambito visivo, sia in ambito nazionale che internazionale. Per far si che questo sia sufficientemente efficace Display, organizza anche mostre fuori dalla Repubblica Ceca e lo stesso Baladran collabora strettamente con le altre iniziative promosse da giovani ed artisti e curatori freelance. Dal 2007 collabora con il teorico Vit Havranek al progetto “Moument to transformation” che si occupa delle trasformazioni della società negli ultimi trent’anni. Ricordiamo, inoltre, che Baladran è stato il cofondatore di un altro spazio per l’arte contemporanea Tranzitdisplay gallery.Evento assolutamente da non trascurare è l’apertura nel 2008 a Milano, presso la Prometeogallery di Ida Pisani, la triplice personale di Zbynek Baladrán, Eva Stefani, Stefanos Tsivopoulos sotto il nome comune di The Archive. L’artista ceco e gli artisti greci sono tutti autori si video, che sono accomunati tra loro nella ricerca dalla messa in scena dello scarto tra realtà e finzione, tra memoria e sua riattivazione. Attenti indagatori della realtà, Baladrán, Stefani e Tsivopoulos conducono una ricerca sul duplice livello dei fatti della storia e delle immagini delegate a rappresentarli. Le procedure di registrazione, i meccanismi narrativi di costruzione della storia e il rischio di strumentalizzazione delle immagini sono messi alla prova dai lavori di questi tre artisti. Esploratori della realtà e archivisti del passato, Baladrán, Stefani e Tsivopoulos registrano i passaggi del tempo e decostruiscono la pretesa ideologica di filmare la vita “così come è” o “come era”, aprendo ad una molteplicità di esercizi di interpretazione individuale. Il titolo The Archive scelto da Marco Scotini per questa occasione intende fare riferimento non tanto al metodo di lavoro di questi autori quanto ai depositi documentari a cui attingono, agli archivi multipli che vanno a scovare per poi ri-filmare, alle immagini ritrovate e rimontate, fuori dal loro contesto originario. Found footage di varia provenienza è all’origine di tutti i lavori in mostra, pur nelle diverse strategie perseguite dagli autori e pur nei diversi campi d’azione su cui ciascun artista si muove. Comune a questi lavori è far saltare le coordinate del presente e interrogare la memoria. Zbynek Baladrán fa del cinema a partire dal cinema. Il suo intento è quello di interrogare i film di propaganda ufficiale della televisione cecoslovacca di Stato non tanto per ciò che documentano ma per le procedure di registrazione e i modi della percezione. Per mezzo di una “archeologia non invasiva” ogni video di Baladrán è un precipitato di fotografie, bobine amatoriali, vecchi reportage, cinegiornali che aspirano alla forma del documentario partendo da un montaggio arbitrario e da un ordine associativo soggettivo.

Mario Sasso


Mario Sasso è un artista che vive le sue esperienze di linguaggio da una posizione singolare. Egli non ha mai rinunciato alla sua formazione e alla sua “cultura professionale di pittore. Sasso sostiene di aver conservato l’impostazione del pittore in quanto sia il pittore che il videoartista sono dei “montatori di immagini. Però la sua pratica del linguaggio di comunicazione elettronica è quotidiana, ed esercitata dal versante in cui risulta indispensabile la massima efficacia simbolica di rappresentazione in una condensazione del tempo. La sua pittura ha molti obblighi, espliciti, verso la nuova visione elettronica. La sua attività è una delle manifestazioni più evidenti di come l'intelligenza artistica possa interagire con i mass-media senza tradire le aspettative del pubblico e l'intenzione creativa dell'artista. Sasso, che ha realizzato numerose installazioni e videosculture, nelle quali si intrecciano, in un'estensione originale di risorse espressive, diversi linguaggi (pittura, fotografia, video, immagini numeriche, musica, immagini cinematografiche, televisive, via satellite), ha concentrato la sua attenzione sullo spazio urbano, sul senso e sull'immagine della città, autentico leit-motiv poetico sotteso a tutta la sua esperienza artistica, sia plastica che videotelevisiva. Nella scelta dei suoi paesaggi urbani egli esalta la qualità ottica di queste letture sollevando il punto di vista e spingendo la risoluzione dal primo piano sino all’orizzonte. La luminosità fluorescente e opalescente del video è trasportata in una dimensione fisica più densa ma non meno rilucente. La notte esplorata dalle nuove telecamere, così diversa dalla piena luce della prima fotografia, è vissuta dentro una liquida evidenza notturna. Il tema della città-paesaggio che appartiene al mondo moderno come luogo di vita – di memoria e di impossibili solitudini – è centrale nel lavoro dell’artista. La qualità ottica della distanza si ribalta in quella psicologica e poetica, l’allungamento dell’orizzonte vanifica ogni presenza o segnala come un’impossibilità di arrivare alla risoluzione del primo piano delle figure. Luce e ombra non si danna se non per contiguità, non hanno gradienti. Questo dà, più che drammaticità, distacco dalle cose viste e, a evidenza, lungamente osservate. Si tratta di una “nuova visione in cui ogni romantico slancio o partecipazione è raffreddato, trasferito o rinviato. Il secondo aspetto del lavoro di Sasso interno alla pratica della televisione ha un debito di direzione opposta, ma egualmente diretto, verso l’universo delle immagini della pittura; tutti siamo abituati a richiami di grande efficacia come le sigle dei telegiornali. E’ indispensabile che l’animazione abbia una sua dinamica, che questa arrivi a una risoluzione stabile e coerente, che le posizioni del suono e dell’immagine si equilibrino in un rinforzo reciproco. Le sigle di Sasso hanno tutte una “qualità d’immagine decisa. La pittura e il movimento si confrontano in una misura di tempo produttiva e scandita con sapienza. A questo lavoro di “autore Sasso è arrivato con un operare fitto, che è andato configurando insieme una strategia pertinente e uno stile chiaro e riconoscibile. Mario Sasso, confrontandosi con il video e la pittura, dimostra come possono utilmente intrecciarsi in un nodo le due storie e le due pratiche; e tuttavia, senza che mai ne risulti confuso il filo continuo. Mario Sasso: “[…] L'interattività, a mio avviso, è ancora lungi dall'essere reale. Io, per interattività, intendo l’interazione di una persona su un racconto, per esempio, e nella sua possibilità di trasformarlo. Ma è veramente ancora lontano questo processo. Il suo principale interesse è quello di dimostrare come il video non abbia “ucciso l’arte, ma, al contrario, l’arte avvalendosi del video abbia l’opportunità di ripensare a forme e finalità. Mario Sasso“[…] Quindi, la questione tecnica non può essere un ostacolo alla cultura artistica. Sono convinto, invece, che aiuterà sempre di più gli artisti a trovare nuove forme di comunicazione. A Sasso non interessa se il video sta dentro o fuori dai musei perché può stare anche nelle stazioni ferroviarie e metropolitane, “quello che mi interessa, dice, “è di entrare in contatto con la gente, che invece dimostra ancora diffidenza verso la videoarte.

8.10.11

Miroslaw Rogala


Miroslaw Rogala nato nel 1954, in Polonia.

Video artista e artista interattivo, conosciuto per le sue performance e installazioni dove mette in relazione la sfida tra uomo e natura. La sua opera tesse le trasformazioni di immagini, collage di musica e movimento e una sfida diretta al pubblico. Il suo lavoro è stato esposto presso il Museum of Contemporary Art di Chicago, il Zetrum fur Kunst und Medientechnologie di Karlsrushe,in Germania, Centre for Contemporary Art, Varsavia in Polonia, e il teatro Goodan, di Chicago.Rogala ha lavorato con un ampio arco di artisti contemporanei come, Carolee Schneeman, Ed Paschke, Raymond Salvatore Harmon Zhou Brothers, Men Nordine, Jennifer Guo e molti altri. Alcune delle sue opee più conosciute sono: La natura ci sta lasciando (1989) ; MacBeth: le scene delle streghe (1988)
Lovers Leap (1995) dove ha usato due schermi uno di fronte all'altro e ha secondo dello spostamento dello spettatore tra gli schermi le immagini sarebbero cambiate.
Electronic garden\Naturealization (1996), un installazione sonora interattiva prodotta per la sultura di Chicago che è stato collocato nel centro di Washington Square Park di Chicago.
Divided We Stand (1997)
Rogala è stato anche coinvolto in numerose serie di opere per le quali ha manipolato fotografie utilizzando eye-view computer Mind's software sviluppto da Ford Oxaal.

6.10.11

Dieter Froese


Dieter Froese è nato il 9 ottobre del 1937, è stato un artista le cui opere hanno contribuito a definire il nucelo di ricerca della  New York degli anni '70. Froese è morto nella sua casa di Manhattan all'età di 68 anni. a causa del cancro, secondo quanto disse Kay Hines, moglie e partner creativo dell'artista.

Dieter Froese è stato uno dei primi artisti della video-installazione, ma si dedicò anche alla pittura, al disegno, alla fotografia, alla scultura, alla performance e al cinema sperimentale.
Le sue opere multimediali, mostrate nei più importanti musei di New York, così come in tutta Europa, sono stati elaborati in parte dalla sua esperienza di figlio di guerra.
Nel giro di cinque anni divenne membro di spicco tra gli artisti dediti alla videoinstallazione, con mostre importanti tra cui "Idee al Warehouse Idea" nel 1975 che fu  la prima mostra realizzata presso il PS1 Contemporary Art Center nel 1976.
La sovvenzione della Fondazione Ford lo convinse a trasferirsi negli Stati Uniti nel 1964 ma divenne residente permanente solo nel 1969.
Con la signora Hines, che sposò nel 1979, D.F. fondò "Dekart Video", produsse video anche per la televisione pubblica.
Il primo matrimonio di Mr.Froese finì con un divorzio.
Oltre che con la signora Hines, Froese visse assieme a due suoi cugini che lo ospitarono con il cessare della  guerra.

Sadie Benning


Sadie Benning (nata 11 Aprile 1973) è una video maker. un'artista visiva e musicale. Si è affermata nei primi anni '90 , nel Milwaukee Wisconsin, come un'adolescente video-maker. Cresciuta con la madre nell'entroterra di Milwaukee , Benning lasciò la scuola all'età di 16 anni , principalmente a causa della sua omofobia. I suoi primi lavori, fatti all'età di 15 anni, furono girati con la fotocamera Fisher-Price Pixelvision , registrando immagini in bianco e nero su cassette audio standard. Per i suoi primi lavori usò la fotocamera Fischer-Price PXL-2000 che le fu regalata per Natale da suo padre, il regista sperimentale James Benning. All'inizio Sadie fu scostante verso la fotocamera PixelVision. " Io penso che questa sia un pezzo di merda. E' in bianco e nero. E' per bambini. Mi disse che era una sorpresa. Mi aspettavo una videocamera".Le sue opere erano performance combinate di esperimenti narrativi, di grafica, cut-up musicali per l'esplorazione, di sessualità e altre materie di vario genere. Il suo lavoro è stato incluso 2 volte nella Biennale di Whitney. Nei suoi primi lavori, A New Year, Living Inside, Me and Rubyfruit, Jollies, and If Every Girl Had a Diary, Sadie usò dintorni isolati e come obiettivo principale se stessa. Nel suo primo lavoro, A New Year, Sadie si rifugia dalla parte anteriore della fotocamera, utilizzando come ambiente, in primo luogo i confini della sua stanza e la finestra della sua camera da letto, per rappresentare i suoi sentimenti d'angoscia, confusione e alienazione. Sadie dice in un'intervista :" Io non parlo,non ci sono fisicamente, il testo è tutto scritto a mano, la musica, volevo sostituire gli oggetti, le cose attorno a me, per illustrare gli eventi.Ho usato tutti gli oggetti a me vicini, televisione,giocattoli,il mio cane, a prescindere. Durante A New Year esplorò il tema della sua identità sessuale e della sua crescita.Benning ha usato spesso nelle sue opere la cultura pop come la musica, la televisione, i giornale , per amplificarne il messaggio e al tempo stesso parodiando su di essa.Spesso le immagini viste in tv o nei film la facevano arrabbiare e al stesso tempo la ispiravano : " Sono totalmente false e costruite per divertire e opprimere al tempo stesso-sono senza significato sia per le donne sia per le donne gay.Ho iniziato perchè avevo bisogno di immagini diverse e non ho mai voluto aspettare che qualcun altro lo facesse per me".L'uso di questi suoi mezzi di lavoro nn solo è prtico, ma fornisce allo spettatore una visione di come Sadie interagisce con il mondo. Nel 1991, il primo articolo riguardante il lavoro di Benning, fu scritto da Ellen Spiro, e venne pubblicatosul giornale nazionale gay The Avocate.Più il suo lavoro progrediva, più Sadie diventava confortevole con se stessa usando come immagine il suo corpo e la sua voce creando un'importante texture per i suoi video.Nell'opera If Every Girl Had a Diary, Sadie utilizza i limiti della PixelVision per ottenere estremi primi piani del suo volto, occhi, e dita, per portare lo spettatore ad un livello molto più intimo e personale con se stessa, tirando il pubblico alla sua faccia mentre lei racconta la sua vita e i suoi pensieri. Senza alcun riguardo per la formazione di una persona ,la razza, l'identità sessuale, Sadie permette allo spettatore di entrare nel suo mondo, la sua mente, la sua cella, il suo luogo di rifugio e di recupero."I video di Benning sono audaci autoerotiche e autobiografie, e la capacità di far sembrare la machina una parte di sè, ed un'estensione del suo corpo, invitano il pubblico a conoscerla". Durante il decennio ha co-fondato Le Tigre, una band femminista post-punk di cui facevano parte ex-Bikini Kill singer/guitarist Kathleen Hanna and zinester Johanna Fateman.Poi lasciò la band. Nel 2004, Bill Horrigan ha curato una retrospettiva sulle sue opere visive. Nel 2006, in collaborazione con Solveig Nelson, creò un progetto video installazione two-screen.Il video ha debuttato al Wexner nel 2007 durante la mostra "Sadie Benning: Suspended Animation". Nel settembre del 2007 "Play Pause" ha debuttato al Dia Center in New York. In concomitanza con l'installazione di Dia, Ochard Gallery espone i suoi disegni astratti, le video installazione, le sculture a parete, e "play/pause", che portò al record nella mostra personale Form of...a waterfall". Nel 2007 furono incluse 2 opere alla White Colomns Annual. Alcune mostre recenti includono Play/Pause: Power Plant Gallery (2008), e la 7 Biennale di Gwangju (2008).