21.6.12

Lynda Benglis

Lynda Benglis ha prodotto un corpus di opere-chiave negli anni delle rivendicazioni femministe fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Immediato e viscerale, l’approccio ai lavori di Benglis confronta lo spettatore con temi quali la rappresentazione delle donne, il ruolo del pubblico, l’esplorazione della sessualità femminile, nonché con un discorso sulla produzione delle immagini in movimento alla luce delle nuove e radicali pratiche di produzione audiovisiva emergenti a quel tempo. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Benglis sviluppa e sperimenta una pionieristica ricerca su forme a metà fra pittura e scultura che implicano masse plastiche formatesi dalla solidificazione di schiume in poliuretano dai colori accesi. Tali forme venivano realizzate e depositate direttamente sui pavimenti, in modo da risultare come se stessero ancora colando o espandendosi. Questi lavori, se da un lato si riallacciavano all'interesse del tempo per un lavoro processuale, contraddistinto dall’uso di materiali industriali all'epoca sconosciuti nel contesto artistico, allo stesso tempo già indicavano il forte orientamento dell’artista, interessata a sovvertire il prevalente, severo razionalismo del Minimalismo (fortemente dominato da figure e procedure maschili) dedicandosi a realizzare forme plastiche dal forte impatto metaforico legato a forme dell’anatomia e della natura femminile.
Durante tutti gli anni Settanta, Benglis esplora e allarga la sua ricerca sull’identità e la sessualità femminile, rendendole un tema esplicitamente dominante nelle sue opere audiovisive. Dall’interesse per le forme umane nei suoi lavori scultorei, la ricerca trova nuove direzioni in una serie di video analitici e auto-riflessivi. Attraverso un uso diretto e di forte impatto fisico, Benglis testa e sperimenta le proprietà e i limiti del mezzo video, interessandosi ai processi e alle modalità tecniche fondamentali, quali, ad esempio, il riprendere più volte materiali già girati sul monitor, manipolandone le immagini sullo schermo, o lavorando sulle sovrapposizioni-disgiunzioni fra traccia audio e video. Adoperando la propria presenza fisica e spesso creando multipli della propria immagine, Benglis ha messo in questione la relazione del proprio Io con il corpo, lavorando specificamente sulle interrelazioni fra realtà interiore e realtà esterna, attenta alle implicazioni culturali e antropologiche di una lettura che si interessi ai rapporti fra le idee concernenti la natura e la cultura al femminile.

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