6.7.09

Victor Alimpiev

Nei video di Victor Alimpiev, (Mosca, 1973) elementi di diverse discipline – dalla pittura al teatro, dalla danza alla musica – si fondono nell'immagine in movimento. Al centro delle sue opere sta l'uomo, che di rado compare come individuo, quasi sempre come gruppo, folla, “massa” plasmabile: i personaggi diventano così sculture viventi nello spazio. Il movimento della massa è scandito dalla ripetizione di gesti monotoni, dalla funzione apparentemente nota, ma svincolati dal loro contesto e subordinati alla drammaturgia dell'immagine in movimento. L'artista esplora le possibilità della messinscena teatrale e il carattere performativo del nostro agire quotidiano. Mentre nelle prime opere il punto nodale era ancora il confronto con il corpo nello spazio, in quelle più recenti – per esempio What is the Name of the Platz? (2006) e My Breath (2007) – Alimpiev si concentra sull'inserimento consapevole del canto e della parola. Il gruppo di donne che in What is the Name of the Platz? si stringe in un gesto di autoprotezione, è una riflessione sulle molteplici forme di comunicazione esistenti tra gli esseri umani ma è anche un modo di ripensare il senso estetico delle immagini. 15 attori si muovono su uno sfondo inesistente grazie alla tecnica del chroma key. Anche in questo video si riconoscono le tematiche che contraddistinguono lo stile personale dell’artista: lo studio della forma in relazione allo spazio e l’interazione tra l’individuo singolo e la collettività, tema comprensibilmente sentito in Russia. I suoi video, caratterizzati da un forte impianto teatrale e performativo, i comportamenti e le relazioni tra individui all'interno di piccole comunità, vengono reinterpretati con un ritmo visivo e sonoro che coinvolge emotivamente il pubblico. Il video My Breath è uno studio sulle condizioni del discorso e del suono musicale. Il primo piano di due visi femminili mette in scena un passa parola di esercizi di canto e di respiro, in un crescendo che si trasforma ben presto in una sfida di resistenza. Nel dispaly compaiono due donne apparentemente impegnate con un esercizio di canto. Sin dalle prime battute l’attività delle protagoniste diviene un meta – esercizio: le parole del canto in russo vengono tradotte con “Ascolta! Correggi il tuo respiro!”. Non stupisce che Victor Alimpiev, nonostante collezioni esposizioni in ogni parte del globo, dedichi il suo lavoro My Breath, presso la Galleria Studio La Città di Verona, a uno dei più grandi artisti contemporanei russi: Andrei Monastyrsky. La leggenda metropolitana vuole infatti che i grandi artisti russi si comprendano e capiscano totalmente solo tra loro, poiché solo chi nasce in quella terra può afferrare fino in fondo l’Anima Russa. Il brillante video di Alimpiev è un’opera fortemente enfatica e performativa dedicata alla comunicazione e agli strumenti corporei e gestuali con cui questa prende forma. In Summer Lightning (2004) il tamburellare delle dita sui banchi di una scolaresca ha il valore di una gentile anche se pungente critica nei confronti della tragica realtà delle guerre, evocate da immagini che appaiono ad intermittenza. Le azioni del cantare e respirare alludono a una possibile rete di connessioni etimologiche, quali spirito, aspirazione, anima. Per Alimpiev i rituali della collettività e gli atti comunicativi sono forme manifeste di civile coesistenza pacifica che aprono spazi di libertà e di pensiero.

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