Joan Jonas

Inizialmente attratta dalla scultura, a partire dal 1968 si dedica alla videoarte ed alla performance, nel mescolare le quali diventa una vera e propria pioniera. Spesso contrappone video e materiali di scena con immagini che prende all’esterno dello studio, in ambientazioni naturali o industriali. Nelle sue opere l’artista contamina insistentemente fra loro generi differenti, elaborando un linguaggio del tutto nuovo. Spesso protagonista delle sue opere performative, Joan Jonas interpreta al loro interno vari ruoli, accompagnando il movimento del corpo (influenzato dalle coreografie di Yvonne Rainer, Lucinda Childs, Trisha Brown, Deborah Hay) con disegni e canti in una trasformazione incessante.
Proprio il suo essere presente in prima persona nelle azioni e nei progetti la rende protagonista di una indagine sul tema dell’identità e del suo doppio, e in particolare sulla femminilità che viene messa a nudo, travestita, mascherata. Le sue ricerche procedono per associazione e si nutrono di simbologie e di influenze ancestrali ed esoteriche differenti, che spaziano dalla Hopi Snake Dance (originaria dei nativi d’America) al Kabuki (giapponese), dallo sciamanesimo alla religione vodoo.
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