2.7.11

Rossella Biscotti


Giovane artista italiana, Rossella Biscotti nasce a Molfetta nel 1978, attualmente vive e lavora a Rotterdam. Rossella Biscotti riflette sulla narrazione attraverso video, foto, installazioni, oggetti. Il suo approccio è quello di proporre anzitutto un confronto con immagini di vita rubate di nascosto da lei in prima persona o recuperate negli archivi di altri esseri umani. La memoria e la ricostruzione di storie passate sono al centro delle opere di Rossella Biscotti. I suoi lavori - video, fotografie, videoinstallazioni - partono da ricerche ai limiti dell'impossibile e congiungono ricordi d'antan e i loro sviluppi nel presente, narrazioni personali e le loro implicazioni collettive, cause ed effetti.
Un'incessante interrogazione della realtà, perché, secondo Rossella Biscotti "la verità non esiste, né esiste un'unica versione della storia".
Le sue opere così "presentano" i codici linguistici con i quali le immagini vengono costruite e fruite. Con i suoi video, Rossella Biscotti ha utilizzato e destrutturato dall'interno il modello del documentario, come in Sparatoria su Dam del 2005, del telefilm o della soap opera, come in Muctar del 2003, ha scelto di aderire ai fatti della realtà senza alcuna sovrapposizione "di regia", come ne Il ripristino della vasca vuota del 2006, o di offrire immagini sospese nel giudizio e animate da un senso di meraviglia nel costruire un ritratto, in Patricia e Antonio o in Rick del 2002.
Questa riflessione sull'immagine è solo l'inizio.
Infatti, le sue opere possono essere definite come processi e hanno la caratteristica dei lavori site specific, non rispetto al luogo fisico ma all'idea mentale di come viene percepito e parallelamente fruito il luogo. Lavorare sul processo "in fieri" equivale a riflettere e rappresentare la natura della narrazione e le consente di chiamare in causa la presenza dello spettatore anche quando realizza video, interviene con le foto o proietta su una parete quella parola con un flash modificato.
L'idea di innescare un nuovo processo mentale coesiste anche col lavorare sul processo che ha prodotto quelle date immagini, come ne Il sole splende a Kiev del 2006. Questo progetto nasce da una ricerca di archivio destinata a mettere in relazione le persone coinvolte del disastro di Chernobyl. Lo scopo del lavoro è riattivare una memoria collettiva e dare voce a storie personali, a eroi muti che scompaiono rispetto ai grandi fatti della Storia. L'immagine, tradotta in diapositive tagliando una pellicola 35mm proiettate in sequenza, sembra essere sempre la stessa, ma non lo è. I diversi fotogrammi sembrano innocui, e lo sono, hanno perfino degli errori di messa a fuoco. Ma qualcosa di essi ci riguarda profondamente. Seguendo il video, interviste fatte ai sopravvissuti di quell'episodio, e i passaggi riportati sul poster finale del progetto, si comprende che le "macchie" appena notate su alcuni fotogrammi non sono un errore della rappresentazione, bensì costituiscono il risultato della vita stessa. Quelle macchie sono il prodotto delle radiazioni che hanno attaccato la pellicola fino a diventare l'unica vera prova, muta, della effettiva presenza delle radiazioni nel momento in cui veniva girato il filmato documentario.
Il concetto di traccia è un "liev motiv" fondamentale per Biscotti. Nell'opera New Crossroads del 2006, realizzata con Kevin van Braak in Sudafrica, le tracce sono travi di legno verde che si trovano disperse nelle case, inglobate nelle costruzioni o tenute nelle camere delle baracche come trofei. Questa dispersione è il risultato di un intervento diretto dagli artisti nella vita e nel quotidiano di quel luogo: dopo aver realizzato una torre di travi in legno di colore verde, colore prezioso per la cultura locale, con l'appoggio degli abitanti del luogo li hanno invitati ad appropriarsene. Nel video si vede la torre di Babele che si disfa: la forma chiusa in sé della scultura si disperde nella vita e diviene socialmente utile sia per costruire che per preservare la memoria di quel momento condiviso con la comunità in un modo diverso.
La traccia per l'artista è quindi un indizio e un immenso. Ciò che lega i vari modi di rapportarsi alla realtà di Biscotti è infatti una riflessione sul ruolo dello spettatore in quel dato momento rispetto alla coscienza collettiva che si dovrebbe avere e sul potenziale propositivo dell'immaginazione.
Negli ultimi anni, Rossella Biscotti si interessa alla relazione tra la memoria e la ricostruzione del ricordo, tra l'amnesia e la censura, il vuoto e la percezione del moderno.
Questo è visibile in diverse sue opere come ne L'uomo clandestino del 2008 dove Biscotti elabora nel cinema sia l'esistenziale sia il racconto. Quella che si vede in questo film è il risultato di un incontro, tra lei e Joseph D. Pistone, tra lui e la sua storia. Questo incontro avviene su un set da noir, creato appositamente dall'artista. Pistone descrive il suo cambiamento di persona: da Pistone a Donnie Brasco. L'essere "undercover" è un continuo aggiustarsi alla realtà circostante senza perdere di vista il proprio io. Per questo Pistone ha l'abilità di essere "attore e se stesso", agente e gangster, testimone nei processi e attore sul set cinematografico.
In una delle sue ultime opere, A short story about memory penthotal and dreams, Biscotti approfondisce ulteriormente il discorso della memoria cancellata, dirigendo lo sguardo dello spettatore verso il soggetto traumatizzato. Biscotti annota i frammenti di ricordi con un psichiatra tedesco, Jan Bastiaans, una figura contorta che usava l'LSD per esperimenti post seconda guerra mondiale.

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