11.9.12

Marina Abramović


“La mia casa è il mio stesso corpo”

Marina Abramović (Belgrado, 30 novembre 1946) è una artista di origine serba, attiva nel campo della Body art.  É un'antesignana nell'uso dell'arte performativa come forma di arte visiva. Da sempre utilizza il corpo sia come soggetto che come mezzo. Mette alla prova i limiti fisici e mentali del suo essere, arrivando a sopportare dolore, sfinimento e a correre dei rischi alla ricerca di trasformazioni emotive e spirituali. Si dedica alla creazione di opere che ritualizzano le semplici azioni del vivere quotidiano, come stare stesi oppure seduti, pensare o sognare che sono in sostanza espressioni di un unico stato mentale. In quanto esponente vitale di una generazione di performance artista d'avanguardia, Marina Abramović è autrice delle primissime esibizioni che hanno fatto la storia della performance art ed è l'unica che ancora continua a produrre opere importanti destinate a lasciare il segno.

Durante le performance eseguite dai primi anni Settanta il pubblico assisteva alle sue azioni, così come a quelle della francese Gina Pane, con un distacco totale, come se si trattasse di una rappresentazione totale. Assunse farmaci per epilettici attendendone l'effetto, si fece scorrere sul viso un serpente, nel sotterraneo della Biennale di Venezia, con la performance “Balkan Baroque", lavò un mucchio di ossa di bovino per otto ore al giorno, cantando litanie e lamenti, tra video che celebravano la sua appartenenza ad un paese dilaniato dalle guerre in quegli anni: azioni tutte fondate sull'esibizione del massimo autocontrollo, della capacità di tollerare ogni sorta di paura, umiliazione e fatica.

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